“Martedì in aula consiliare si è consumato un episodio che ha un significato profondo su cui riflettere. Più volte in precedenza c’erano state delle distonie tra la maggioranza ed il gruppo consiliare del Partito Democratico. Come pure con il gruppo Progetto Città, che tuttavia è un gruppo che raccoglie provenienze e biografie diverse. Non un partito organizzato o un movimento.
Spesso segnali distonici erano giunti sull’operato della maggioranza a guida Carlo Salvemini. Spesso abbiamo assorbito puntualizzazioni, sortite polemiche, distinguo, sempre incentrati sul terreno degli assessorati espressi da Lecce città pubblica, Urbanistica e Welfare (ma anche del Sindaco/assessore a Bilancio e Partecipate).
Mai tuttavia finora si era arrivati al voto contrario in aula.
Beninteso, le opinioni possono divergere su atti di minore importanza e non strategici per l’amministrazione, come nel caso dell’ultimo Consiglio Comunale. Possono divergere spiegando su cosa. Possono divergere magari non quando c’è il voto favorevole in Commissione di chi poi vota contro.
Nella politica però la forma è sostanza. Si può non partecipare al voto, ci si può astenere se non si vuole “condividere” un provvedimento. Votare contro la propria maggioranza e saldarsi nel voto alla destra ha un senso ben diverso. Un senso che non può sfuggire a chi di esperienza politica ne ha da vendere.
Il Sindaco oggi rappresenta una maggioranza in cui le espressioni civiche che si sono unite intorno a Carlo Salvemini e Alessandro Delli Noci rappresentano 17 dei 21 scranni in Consiglio. Lecce Città Pubblica ha avuto sostanzialmente gli stessi voti del Pd, circa 5.500 a testa con una differenza di poco più di 150 voti (10,3 contro 10,6%). Non perché avere più voti dia maggior dignità politica ma perché spesso sentiamo recitare altro.
Tutti insieme con Carlo Salvemini e con Alessandro Delli Noci abbiamo saputo raccogliere le istanze di una città che ci ha affidato una maggioranza al primo turno. Chi più da sinistra, come Lecce Città Pubblica e Civica, chi, con pari dignità, da aree meno caratterizzate politicamente e poi Pd Udc e Popolari. Tutti uniti comunque nel programma premiato dai cittadini per governare la città mettendo mano a bilanci dissestati, restituendo logiche di regolamentazione all’utilizzo dei beni comuni, avendo chiara una visione di dove portare la città nei prossimi anni. Con responsabilità e trasparenza.
Ora si è consumato uno strappo. Non indolore beninteso. Ma neppure irreparabile. A condizione che si riparta da qui con una ritrovata lealtà e rispetto reciproco e la volontà consolidata di arrivare uniti ai prossimi importanti step rappresentato dal la ripubblicizzazione della Sgm, dalla nuova politica della mobilità sostenibile, dal Pug e le scelte urbanistiche, dalle scelte sull’ambiente e gestione dei rifiuti, dalle grandi opere pubbliche che le opportunità del Pnrr e del Cis finanzieranno. Ripartire da qui con chiarezza e lealtà.
Un breve poscritto sul merito del provvedimento bocciato, del quale, per quanto minore dal punto di vista politico, non è stata consegnata all’esterno una immagine corretta: non si stava approvando una sorta di Punta Perotti a Rauccio, come alcuni continuano a rappresentare, ma il restauro e risanamento conservativo di una masseria storica, oggi parzialmente rudere, per farne affittacamere (6 camere max per legge) senza alcun ampliamento di volumetria, per rafforzare la vocazione al turismo rurale del nostro entroterra. Con un progetto del tutto conforme al Piano di gestione del Parco e dotato dei necessari pareri. La ‘deroga’, con il passaggio in Consiglio, si sono resi necessari esclusivamente perché il Piano è adottato ma non ancora approvato. Altrimenti non ci sarebbe stato neanche bisogno che passasse dal voto in Consiglio comunale. Si tratta dunque di un progetto che nella sostanza non deroga alcuna tutela dell’area Parco, né altera alcun equilibrio della stessa. Come è stato rappresentato in perfetta trasparenza, come sempre, nel corso del dibattito d’aula”.
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