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Salvemini: “Vogliamo investire nella sicurezza di pedoni e ciclisti”

“A cosa serve investire sulla mobilità dolce? A mettere in sicurezza in strada pedoni e ciclisti. Soprattutto nelle città fortemente motirizzate e con elevata incidentalità.
Alcuni pensano invece che realizzare infrastrutture ciclabili o migliorare la sicurezza degli attraversamenti pedonali, rappresentino attività con le quali l’amministrazione si intrattiene per diletto o per corrispondere alle aspettative di privilegiati che possono permettersi di girare su due ruote non dovendo affrontare gli affanni quotidiani della classe lavoratrice.
Perché buttare soldi in queste opere? “Non sono prioritarie, fate piuttosto parcheggi. Date spazio alle auto”.  Una visione che rivela nient’altro che il distacco dalla città reale di quanti la propugnano.
Quello che non si vuole vedere è che a girare a piedi o in bicicletta sono soprattutto le persone con minori mezzi economici (quelle che spesso non possono permettersi costose macchine): gli studenti, i giovani. Gli anziani pensionati che si recano a fare la spesa, spesso accompagnati dalle badanti. Le persone con disabilità in carrozzella. I migranti. i lavoratori dipendenti che arrivano in città dai paesi e parcheggiano l’auto nelle zone non tariffate. Tanto per fare qualche esempio.
A loro si aggiunge la categoria trasversale dei cittadini e dei lavoratori che sceglie – pur potendo muoversi in auto – di usare le gambe o la bicicletta. Non per diletto, ma perché lo trova più facile, comodo, veloce, utile, efficiente, salutare.
La mobilità dolce non si pone su un piano di alternativa secca all’automobile. Né esiste una scala di valori etici e morali per i quali una delle due opzioni qualifichi qualcuno come più intelligente, sensibile o scaltro. Né esistono, a parte rarissimi esempi, persone che nella loro vita si muovono solo in bicicletta o solo in automobile. Tutti applichiamo un personale mix di mobilità sulla base delle nostre personalissime esigenze. Ed è giusto che questo mix possa essere rispecchiato anche nella pianificazione delle infrastrutture stradali.
Realizzare attraversamenti pedonali più sicuri, rastrelliere per il parcheggio delle biciclette, percorsi ciclabili – in sede propria o su sede stradale – servizi di park & ride (come al Foro Boario), bike sharing, monopattini elettrici, etc. serve a migliorare la qualità di quella parte – più o meno ampia – delle vite di tutti noi, a seconda del nostro personale mix, trascorsa a camminare o pedalare in città. Che tutto questo abbia poi delle ricadute complessive in termini positivi su caos, inquinamento, stress, rumore e quant’altro è una ulteriore positiva conseguenza.
Per lungo tempo, per ragioni varie, nella nostra città al mix personale di mobilità di ciascun cittadino ha corrisposto invece un investimento esclusivo, in termini di infrastrutture stradali, su un solo mezzo di trasporto: l’automobile. La nostra amministrazione ha semplicemente cominciato a lavorare per recuperare il gap.  Siamo consapevoli di essere all’inizio di un lavoro lungo e complesso. E non dimentichiamo, per non commettere errori uguali e contrari rispetto al passato, di lavorare contemporaneamente per garantire ulteriori aree di sosta a servizio del centro (Ex Enel, che aprirà a breve, e Caserma Massa su cui pochi fa abbiamo ulteriormente sollecitato la ditta sulla velocità di esecuzione dei lavori).
Lo facciamo perché siamo convinti che la strada sia di tutti (e questa, sì, è una scelta politica). E perché siamo convinti che in seguito ai lavori sugli attraversamenti pedonali e sull’allargamento di alcuni marciapiedi, o ai lavori di realizzazione di piste ciclabili che consentiranno di raggiungere in bicicletta in maniera più sicura il centro città o l’ospedale o la stazione, partendo dal quartiere Stadio o da viale Grassi, a veder migliorare la loro vita quotidiana non saranno i privilegiati ma le persone alle quali, forse, finora, si è pensato troppo poco.
Mi sembra una consapevolezza importante da acquisire, in un dibattito schiacciato a volte più sui diritti delle automobili che di quelli delle persone”.