
Davanti alla morte siamo tutti uguali o almeno così ci hanno insegnato a scuola. Manzoni nella sua più famosa poesia, Il cinque maggio, metteva in evidenza come Napoleone, una volta morto, fosse nulla al cospetto di Dio e altresì fosse allo stello livello di tutti gli altri che, invece, durante la sua vita si erano dovuti inchinare al cospetto della sua potenza.
Oggi riscopriamo come le morti non siano tutte uguali poiché la tragedia del fisioterapista Graziano Fiorita sembra avere un valore inferiore rispetto a quella del calciatore Astori del 2018, avvenuta in situazioni simili (entrambi erano in ritiro con la propria squadra) oppure a quella di Morosini, avvenuta in campo nel 2012. In quelle occasioni furono annullate tutte le partite di quei weekend in A e in B in quanto il mondo del calcio rimase scioccato da tali eventi così tragici e improvvisi.
In questo caso il Lecce non pretendeva di avere una solidarietà tale come quella ricevuta dalla Fiorentina per Astori, viste le similitudini dei due casi, ma almeno che fosse compresa l’importanza di un elemento dello staff che era sempre a contatto con i calciatori e che è morto tragicamente mentre era in ritiro con il gruppo squadra. Chiunque avrebbe capito come un simile evento potesse destabilizzare degli esseri umani, che vivono di emozioni, passioni e ricordi. Invece per la Lega di A la cosa più importante è stata, a loro modo di vedere, quella di preservare la regolarità del campionato, facendo sì che la sfida contro l’Atalanta, programmata come anticipo del venerdì di questa 34a giornata, si disputasse all’interno del weekend.
48 ore di lutto per piangere un compagno di battaglie sono nulla se si pensa che la salma non è ancora tornata nel Salento e dunque non è stata ancora stabilita la data dei funerali. 48 ore nelle quali è impossibile elaborare un lutto e riprendere a giocare (sì giocare in quanto il calcio dovrebbe essere un gioco) come se nulla fosse successo. Per la Lega però forse la morte di un membro dello staff di una squadra ha meno importanza di quella di un calciatore, altrimenti avrebbe compreso che proprio facendo giocare la partita di Bergamo si va ad alterare la regolarità del campionato, visto che una partita di calcio non è alla stregua di una ai videogiochi, dove il valore dei calciatori è prestabilito e non si tiene conto delle emozioni.
Eppure anni fa, nella stagione 2007-08 in B, tale sensibilità era stata riconosciuta dalla Lega (la A e B erano unite all’epoca) quando proprio il Lecce fu protagonista in negativo di un evento altrettanto drammatico con la morte del magazziniere De Giorgi, vittima di un fulmine che lo colpì sul terreno di gioco del Via del Mare nella settimana precedente alla partita di Cesena. Quella partita venne rinviata di un mese proprio per consentire ai giallorossi di elaborare un lutto così devastante.
Se quindi in passato c’erano state altre accortezze, sembra oggi di essere tornati agli inizi degli anni Ottanta quando accadde la tragedia di Lorusso e Pezzella. I due sfortunati e mai dimenticati calciatori furono vittime di un incidente mentre si recavano a Bari per prendere il treno che li avrebbe portati a Varese per la partita in programma due giorni dopo. Quella partita non venne rinviata, ma si giocò in un clima surreale e terminò 0 a 0 con le due squadre più intente a rispettare il lutto piuttosto che a cercare la vittoria.
Atalanta-Lecce potrebbe vivere lo stesso clima di oltre quarant’anni fa sempre che il Lecce non decida di non partire oppure di schierare una formazione imbottita di giovani del settore giovanile. Sarebbe un segnale forte contro un calcio sempre più basato sul business e che non sembra tenere più conto delle emozioni.
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