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“Il Settecento a Lecce”: un libro per onorare Mario De Marco

LECCE – “Il Settecento a Lecce”. A settembre sarà disponibile il libro scritto dal compianto storico Mario De Marco, edito da Grifo. Un altro importante lavoro, dunque, firmato da Mario De Marco, storico e storiografo, conosce una degna pubblicazione. Uno scritto che nasce “monumentale” e che per metodo editoriale viene sezionato: dopo l’Ottocento già dato alle stampe, stavolta il lettore potrà consultare il Settecento leccese.
Un periodo storico passato al setaccio col consueto metodo scientifico, testi, documenti e pochissime deduzioni, quasi nessuna.  Il Settecento, l’era in cui’ per dirla con Immanuel Kant, l’uomo esce dallo stato di minorità, diviene maggiorenne. Essenziale per Mario De Marco che nell’Età dei Lumi studia lo sviluppo del libero pensiero anche in terra d’Otranto. Da libero muratore sonda la Libera Muratoria nelle sue diverse evoluzioni ed in questo caso nelle sue primissime articolazioni storiche. In tutta Europa c’è la spinta a liberarsi dal Medioevo e Mario De Marco ce lo spiega in un elaborato senza precedenti, contestualizzando il progresso e la fiducia nella ragione, nella “svolta trascendentale”, nella fiducia nella scienza e non nello scientismo, autentica degenerazione degli intelletti. Dunque, le società segrete e la condanna da parte del Regno e della Chiesa Cattolica, la reazione sul piano artistico e culturale, i fermenti e la ricerca della libertà: Lecce centro nevralgico per il Sud di tutto questo. È l’epoca di Raffaello di Sangro, principe di Sansevero, mecenate ed esoterista, uomo di scienza e visionario. Poi, le architetture, la politica, i sindaci, i personaggi illustri, gli appunti di viaggio di chi ha visto Lecce con un occhio esterno: Mario De Marco si concede in una narrazione storica puntualissima.
“Si rende onore alla memoria di mio padre e dei suoi innumerevoli studi sul Salento” – osserva senza nascondere un giustificato orgoglio il figlio Flavio – Quanti libri ha scritto mio padre sul Salento e quanti sono i suoi meriti in termini di studio, non siamo qui a dirlo, ma, i ben informati lo ricordano. Merito a questa pubblicazione nel tenere vivo il rigore storico-scientifico, altrimenti destinato all’olio e al plagio di ogni sorta”.