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“Vita e persecuzione di Giovanni Falcone”: il saggio dell’ex ministro Claudio Martelli

LECCE – Nella serata di ieri, venerdì 8 luglio,  per Agostiniani Libri, rassegna letteraria inserita nel cartellone estivo Lecceinscena del Comune di Lecce che si svolge nel complesso degli Agostiniani, è stato presentato il saggio dell’ex Ministro Claudio Martelli, “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone” (La Nave di Teseo), nell’anno in cui si celebra il trentennale delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio.

Con l’autore hanno dialogato il giornalista Gianfranco Lattante e Matilde Montinaro, la sorella del caposcorta di Falcone, Antonio, vittima salentina della strage di Capaci insieme ai colleghi Vito Schifano e Rocco Dicillo e alla moglie del giudice Francesca Morvillo.

«Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo – scrive Martelli nel libro – nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. Insieme, abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata. Pur tra tante affinità, la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia perché solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati, dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni. Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino: ‘La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci’. Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato, sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione».

Foto e video a cura di Annamaria Niccoli