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Xylella, arriva la cimice assassina contro la sputacchina

BARI – Contro la sputacchina arriva Zelus, la cimice assassina.  Zelus frequenta le piante infestate anche se imbrattate dall’appiccicosa melata perché sa che lì si nascondono le sue prede e aspetta l’arrivo della sputacchina. Ed è questo l’obiettivo del nuovo studio del professore Francesco Porcelli pubblicato su Insects, rivista scientifica, il 31 gennaio scorso: abbattere l’organismo alieno con i super poteri di Zelus, lo scaltro predatore.  Lo studio, con  prove in laboratorio, mette anche in evidenza come Zelus non ami predare l’ape mellifera e “non è un fitofago parassita delle piante”, e dunque l’ecosistema non subirebbe alcuna importante variazione dall’introduzione della cimice assassina.

Per il professore Francesco Porcelli, entomologo dell’Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, “gli esperimenti suggeriscono che LAB (Leafhopper Assassin Bug-Cimice Assassina delle Cicaline) è un promettente agente di biocontrollo di alcuni importanti parassiti dell’olivo.  Le caratteristiche del LAB lo rendono un candidato interessante per programmi di biocontrollo e per gestire l’infezione da Xylella fastidiosa pauca ST53 oltre a mitigare il danno causato da altri parassiti legati all’olivo” e che “occorrono nuovi finanziamenti per approfondire gli studi in campo e tentare di arginare la diffusione della Xylella attraverso il controllo delle infezioni”.

Lo studio “Zelus renardii Roaming in Southern Italy” (https://www.mdpi.com/2075-4450/13/2/158?type=check_update&version=1https://www.mdpi.com/2075-4450/13/2/158)  è diviso in due parti, nella prima si compie una analisi dei metadati in una raccolta della bibliografia degli ultimi 165 anni. Nella seconda ci sono le prove di predazioni eseguite per comprendere le possibilità del predatore  in campo.

La cimice assassina o Zelus renardii (Hemiptera: Reduviidae) è entrata spontaneamente in Europa nel 2012 o prima e si è acclimatata. “È comune trovare Z. renardii durante la predazione in diversi agroecosistemi, aree urbane e periurbane. Il reduviide è innocuo per l’uomo e gli insetti utili”, scrivono gli autori dello studio.

L’importante novità dimostrata dalle prove in laboratorio evidenzia che “Zelus predilige certe prede piuttosto che predare qualsiasi insetto. Sceglie le sue prede in base ai loro habitat che includono  le piante ospiti delle prede, l’abbondanza, le dimensioni e la mobilità delle prede che incontra”.

“Zelus renardii spesso cerca piante contaminate da melata perché possono ospitare possibili prede. La melata attira il reduviide su piante infestate da emitteri dove lo Zelus depone le uova e dove nascono i piccoli. Di conseguenza, la melata può attirare il predatore e trattenerlo nei luoghi dove ci serve  per il controllo dei parassiti.”

Tuttavia, non tutti gli insetti produttori di melata sono preda dello Z. renardii che non mostra interesse per le specie di emitteri immobili. “Ora bisogna verificare la possibilità di allevare Zelus in grandi quantità per usarlo come un insetticida vivente sostenibile, resiliente, rispettoso dell’ambiente e che possa agire nei campi coltivati anche partendo da aree marginali o protette”, conclude il professore Porcelli.