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Il Lecce è soddisfatto del mercato. SSD «I dettagli diranno per cosa lottare»

Le tre V per conquistare i tifosi. Il Lecce di Baroni deve velocizzare e verticalizzare per vincere. Questa è la ricetta proposta dal direttore dell’area tecnica Pantaleo Corvino per far capire a tutti quello che deve essere il calcio del nuovo Lecce.

Al termine della finestra estiva di mercato, il direttore dell’area tecnica Corvino, il direttore sportivo Trinchera e il presidente Sticchi Damiani hanno voluto incontrare la stampa per fare il punto sul progetto di crescita del sodalizio giallorosso. Il primo a prendere la parola è stato proprio il presidente. «E’ continuato il processo di ringiovanimento del parco giocatori, iniziato lo scorso anno.» Così afferma Saverio Sticchi Damiani. «Abbiamo cercato la patrimonializzazione della rosa con un lavoro continuo non solo per la prima squadra, ma anche per la Primavera con l’obiettivo di salvare la categoria raggiunta con la promozione dello scorso anno. Per centrare questo obiettivo si sono spesi intorno ai 650 mila euro tra acquisizioni ed ingaggi per i giovanissimi.»

Sticchi Damiani, poi, parla della prima squadra e di come il torneo cadetto sia ancora più difficile rispetto a quello dello scorso anno. «La serie B è ancora più competitiva rispetto al passato, perché sono arrivate proprietà straniere e giocatori in esubero dalla A. Noi abbiamo allestito una squadra competitiva per fare bene e credo che il pubblico ci potrà dare una mano dopo un anno senza tifosi nel quale non abbiamo fatto bene tra le mura amiche. Basta un piccolo dettaglio in questo difficile campionato per determinare se la squadra lotti per salire o per non retrocedere visto che tutte partiamo allo stesso punto. Basti pensare al Como, affrontato giorni fa, che da neopromossa possiede un parco attaccanti con spese da Serie A.»

In ultimo il presidente parla degli aspetti economici, emersi dalla fine del mercato. «Se ci sono state diatribe con calciatori è perché loro ci hanno chiesto di essere lasciati liberi di andare altrove senza pretese economiche del Lecce. Questo è inconcepibile. Con la cessione di Henderson abbiamo acquisito Blin, Strefezza e Gargiulo. Gli altri acquisti sono delle opportunità con possibili spese solo in futuro. Con questa politica abbiamo ridotto del 25/30% il monte ingaggi, cosa che si può migliorare se Benzar e Pisacane accetteranno la risoluzione del contratto. Di certo questo mercato non ha ripianato le perdite, visto che non c’è stata una grossa plusvalenza, ma questo tipo di gestione almeno limita i danni.»

A prendere la parola è stato successivamente il direttore dell’area tecnica Corvino. «E’ da un anno che si lavora tanto seguendo un percorso ben delineato per raggiungere degli obiettivi. Ci siamo dati tre anni di tempo per raggiungere la Serie A e già al primo anno abbiamo sfiorato la promozione. Possiamo crescere.»

Corvino poi non risparmia frecciate a chi lo ha preceduto come direttore. «A livello giovanile siamo ripartiti da zero perché negli anni precedenti al mio arrivo non si era fatto nulla. Anche per la prima squadra si era fatto ben poco in A per patrimonializzare il parco giocatori. Vivo per il Lecce e lavoro con passione e questa mi porta a girare per il Mondo alla ricerca di giocatori utili che possano fare le fortune del club. A conti fatti, però, la quasi totalità degli acquisti della prima squadra è italiana o di formazione italiana.»

Le frecciate poi colpiscono l’ex tecnico giallorosso Corini, anche se non viene mai nominato. «Il Lecce lo scorso anno non era equilibrato, visto che dopo l’Entella ha preso più gol di tutti e questo non è concepibile, per questo abbiamo deciso di cambiare alla fine della stagione scorsa. Siamo contenti di ciò che abbiamo fatto visto che sono stati ceduti quasi tutti gli esuberi. Gli acquisti sono stati fatti tutti a tempo debito in un torneo dove in genere si aspetta l’ultimo momento per operare.»

In ultimo Corvino parla proprio del suo modo di intendere il calcio, mentalità che non era stata recepita lo scorso anno con Corini. «Il 4-3-3 è lo schema adottato da tutte le squadre più grandi. Mica si può giocare solo con le due punte e il trequartista o con il play davanti alla difesa. Le mie squadre in passato hanno fatto bene quando avevano un mediano incontrista in quella posizione. Già lo scorso anno avremmo dovuto cambiare modo di stare in campo, privilegiando la velocità e le verticalizzazioni, ma così non è stato. Ci vuole tempo per far cambiare modo di giocare ad alcuni che sono rimasti e Baroni deve avere il tempo giusto per modificare la mentalità di questi elementi. Bisogna capire che è fondamentale modificare modo di stare in campo ed evitare un palleggio fine a se stesso.» Le idee del direttore sono chiare, adesso spetta a Baroni tramutarle in gioco piacevole e vincente.