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Afghanistan, le donne di Kabul accolte in Italia. Bloccato un volo

ROMA – Sono due i voli dell’Airbus A320 che il Fondazione “Trust-nel nome della donna” ha messo a disposizione della Nove Onlus e già giunti a Fiumicino.
Nei giorni scorsi è stato organizzato un ponte aereo dai militari italiani tra l’aeroporto di Kabul e Kuwait City per salvare più persone possibili. Grazie a Nove Onlus e senza non poche difficoltà avevano raggiunto l’aeroporto e il Gate per la partenza, nonostante il coprifuoco. Ad attenderli a Kuwait City l’airbus messo a disposizione dal Trust grazie alla generosità di Giovanna Foglia, da sempre impegnata nel sostegno di progetti a favore della libertà femminile. Due voli sono già riusciti ad arrivare a Fiumicino, il primo con 104 persone di cui 75 donne con i loro bambini, accompagnate dai mariti. Il secondo volo aveva a bordo 158 persone, tra le quali 114 tra donne e bambini, 6 neonati e tre donne incinte. Il terzo volo in programma è stato sospeso perché il ponte aereo è stato sospeso.
Fin dalle prime ore dall’occupazione di Kabul, che ha messo a rischio la vita di tante donne che in questi anni hanno collaborato con diverse organizzazioni umanitarie e che hanno beneficiato delle attività promosse da diverse onlus per aiutarle ad uscire dalle limitazioni delle principali libertà cui erano costrette, mi sono attivata per fornire un sostegno concreto, sia in termini economici che logistici, alla Nove Onlus e garantire la possibilità di salvare più donne e bambini possibili”, spiega Giovanna Foglia che esprime tutta la sua preoccupazione:  “Il terzo volo è purtroppo bloccato. Nelle ultime ore infatti l’aeroporto della città Afghana è completamente inaccessibile e il destino di centinaia di donne è nelle mani di persone armate. Confidiamo che presto sia possibile intervenire per ragioni umanitarie e garantire il rientro a pieno carico anche del terzo volo”.
 “Il Trust è da sempre accanto a chi promuove e sostiene le libertà delle donne e il loro riscatto da una visione maschilista. L’emergenza che si è creata in Afghanistan negli ultimi giorni potrebbe segnare un ritorno inesorabile a posizioni di schiavitù femminile. Oggi non sono a rischio solo le libertà quanto la vita stessa di migliaia di donne. Il nostro aiuto non si ferma qui, abbiamo attivato una rete di contatti per garantire nei prossimi giorni ulteriori interventi. Cercheremo anche di fornire tutto quanto necessario affinché chi arrivi in Italia non venga abbandonato e si possa garantire il loro inserimento nella nostra società”.