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Mellone: “Ordinanza anticaldo in tutto il Salento”

NARDO’ – Tre lavoratori morti di caldo in due giorni in Puglia e il sindaco Pippi Mellone invita tutti a adottare l’ormai nota ordinanza anti-caldo che sul territorio di Nardò, da cinque anni, vieta il lavoro nei campi durante l’estate nelle ore più calde della giornata e che ha dimostrato di tutelare concretamente le condizioni di salute dei lavoratori agricoli. Il primo cittadino scriverà nelle prossime ore ai ministri del Lavoro, delle Politiche Agricole e della Salute, Andrea Orlando, Stefano Patuanelli e Roberto Speranza, al presidente di Anci Antonio Decaro, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al presidente di Inail Franco Bettoni per chiedere l’estensione del divieto a tutte le zone climaticamente esposte al caldo, come il Salento.

Invierà quindi il testo dell’ordinanza che vieta il lavoro nei campi sul territorio comunale nella fascia oraria compresa tra le ore 12.30 e le 16 e che quest’anno, per la prima volta, è legata al progetto Worklimate di Inail e Cnr. Sul sito web www.worklimate.it, infatti, sono disponibili le mappe nazionali di previsione del rischio di esposizione occupazionale al caldo, che rendono operativo il divieto nei giorni in cui la mappa del rischio indicata all’indirizzo https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta e riferita a “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” (ore 12), indichi un livello di rischio “alto” per il territorio di Nardò. Il Comune di Nardò, con i propri uffici, è disponibile a offrire chiarimenti alle amministrazioni interessate dal punto di vista tecnico e normativo, considerata la conoscenza approfondita maturata in questi anni e il fatto che l’ordinanza neretina ha superato anche una iniziale resistenza giudiziaria da parte delle aziende.
“Il mio provvedimento, per quanto non risolutore – dice Pippi Mellone – si inquadra in un generale e forte impegno della mia amministrazione contro il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori. Mi permetto di proporne l’estensione alle zone climaticamente esposte e la predisposizione di un sistema di allarme e intervento rapido per i giorni ad altissimo rischio, in modo da poter scongiurare, per quanto possibile, il ripetersi di simili tragedie, che si verificano soprattutto in agricoltura, ma anche in tutte quelle attività non continuative in cui il caldo eccessivo, l’impossibilità di godere di zone d’ombra e giusta idratazione rendono il lavoro bracciantile oltremodo pericoloso. Non lasciamo che la morte di Paola Clemente, Abdullah Mohamed, Camara Fantamadi, Antonio Valente, Carlo Staiani e di chissà quanti uomini e donne prima di loro, siano state vane”.