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Sanremo, nostalgia canaglia. Ma serve l’esorcista

Qualcuno faccia un esorcismo all’Ariston. Perchè non è possbile che ci siano tutti quei problemi tecnici in un’unica serata.

Tra Amadeus che non conosce la scaletta, i microfoni che non collaborano tanto da dover interrompere l’esibizione di Fasma e Nesli, Neffa e Noemi completamente fuori tempo per la maggior parte della canzone (probabilmente causa problemi acustici), Ibrahimovic che arriva in ritardo a causa di un incidente stradale e “rapisce” un motociclista di passaggio, siamo arrivati alla fine della lunga, estenuante terza serata del 71° Festival di Sanremo.

Una puntata tutta nostalgia, fra i salentini Negramaro che hanno omaggiato Lucio Dalla nel giorno del suo compleanno, e le vibes anni ’90 dei brani scelti per le cover.

Giuliano Sangiorgi ci commuove ricordando che “Bisogna omaggiare la libertà degli artisti, e Lucio era il più libero“.

Si inizia con un siparietto comico, qualche frecciatina a Zingaretti e Franceschini, sono spariti i palloncini dalle poltroncine e ci si illude subito che la serata possa passare velocemente, quanta ingenuità. Subito ci appare chiaro che i cantanti hanno scelto gli outfit buttandosi nell’armadio, e indossando quello che è rimasto loro attaccato.  E perchè se hai una top model di fama mondiale come Vittora Cerutti, le metti addosso una presina per il forno? Non lo sappiamo, forse come canta Lo Stato Sociale “E’ questione di stile, lo ha detto una stilista“.

Molti duetti male assortiti, come Renga e Casadilego, o Bugo e i Pinguini Tattici Nucleari che vincono in carisma e doti vocali. Gio Evan lancia il primo duro colpo a chi era adolescente negli anni ’90, con un brano degli 883: ci sono 30enni che hanno cantato, e 30enni che mentono.

Orietta Berti ricoperta di paiettes rosse e con la solita precisione e intensità vocale, ci regala un ricordo di Sergio Endrigo; gli Extraliscio e Davide Toffoli ci fanno ballare con reminescenze sovietiche da balera, fra cosacchi e mazurke.

Willi Peyote ci “spacca il cuore” con Bersani, Arisa rincara la dose con Michele Bravi e la cover di “Quando” dell’indimenticato Pino Daniele. I Maneskin continuano a convincere sul palco, accompagnati da Manuel Agnelli (e vincono il nostro sondaggio su Twitter, che li vedeva contro Irama per la partecipazione all’Eurovision…ce lo segniamo. Se volete seguire i nostri commenti in diretta, cercate Salentolive24 o @SalentoL e facciamoci coraggio a vicenda).

I Coma Cose hanno qualche incertezza ma convincono con un grande classico di Battisti. Random invece, continua a sembrarci l’anello più debole del gruppo.

Annalisa è libera di dare sfoggio delle sue brillanti doti vocali, Gazzè ci rapisce il cuore con un brano completamente nel suo stile, La rappresentante di lista ci ha fatto scoprire che Donatella Rettore è molto più simile a Cher di quanto ricordassimo.

Ed ecco un altro momento amarcord: Ghemon che canta (molto bene) con i Neri per caso, e in un attimo è il 1995.

Gaia ci mette dubbi sulla scelta dei guanti, ma il pezzo è molto godibile, mentre l’Irama del passato dà una bella prova sul Cyrano di Guccini, con il maestro che gli ha palesemente mandato un messaggio vocale su Whatsapp, ma noi lo amiamo lo stesso.

Fulminacci si diverte un mondo e fa divertire, Malika Ayane è intensa, Madame sembra tanto fuori posto e ci ricorda perchè i banchi con le rotelle non sono stati un ottimo investimento.

Colapesce e Dimartino sono molto emozionati e si commuovono con un’intensa canzone e con la voce del maestro Battiato, Francesca Michielin e Fedez “passione comicità” invece, mettono su un medley convincente e simpatico. La Michielin fa da apripista e ricorda che nel 2021 i fiori sono per tutti; molti seguiranno il suo esempio durante la serata.

Ermal Meta, dall’alto del suo primo posto, vuole vincere facile cantando Caruso il giorno del compleanno di Lucio Dalla; lo perdoniamo per l’ottimo arrangiamento e perchè lui è comunque bravo.

Aiello ci sembra ancora arrabbiato, e si è scordato che Gianna è un brano ironico.

Lo Stato Sociale ci fa commuovere, grazie ai dati e alla partecipazione dei lavoratori dello spettacolo: parlare di teatri e cinema chiusi, con la voce di Pannofino e sulle note di “Non è per sempre” degli Afterhours è una combinazione micidiale.

Ed effettivamente, il vero tema della serata è proprio il teatro: toccante il monologo di Antonella Ferrari, attrice malata di Sma che porta uno spettacolo sul tema e ci spiega che “Io non sono la mia malattia. Io non sono la sclerosi multipla.

Anche il “quadro” di Achille Lauro ispirato all’epica greca e dedicato agli indifesi, ha il suo momento teatrale con la splendida Monica Guerritore, mentre la potente voce di Emma Marrone riempie il teatro.

Ospite anche l’attrice Valeria Fabrizi, nota soprattutto per il suo ruolo in “Che Dio ci aiuti”, e Sinisa Mihajlovic che insieme a Ibrahimovic ci hanno purtroppo regalato un momento “karaoke da zio ubriaco ai matrimoni“. Potevamo farne a meno? A quell’ora, sì. Sul palco anche Donato Grande, originario di Trani e campione di Powerchair Football, che ha realizzato il suo sogno di palleggiare con Ibrahimovic.

Tirando le somme della puntata, sicuramente ci sono stati momenti toccanti, e qualche picco trash come Fiorello che si fa tagliare i baffi in diretta, ma niente di indimenticabile, anzi. Tutto troppo lungo e confuso. Cosa ci aspetta stasera? La finale dei giovani e l’ascolto di tutte le canzoni in gara. Iniziamo a pensare che “Uno su mille ce la fa“, fosse riferito a chi sopravvive alla settimana sanremese.