Piume, paillettes e lacrime di sangue: la ricetta di Sanremo
Come vanno le occhiaie? Siete tra i coraggiosi e puri di cuore che sono arrivati in fondo alla prima, interminabile, serata del Festival di Sanremo 2021? Che dire. Non è stata assurda come lo scorso anno, il che è sia un pregio che un difetto: se da un lato meno gaffe, dall’altro anche meno divertimento. Qualche gag sui culi (che fan sempre ridere se hai meno di 8 anni), le poltroncine grandi protagoniste, Fiorello che diventa “meta-meme” mettendosi in posa per far scatenare internet, e non dimentichiamo la lambada fra Amadeus e Fiorello, vero picco trash.
Questo Festival dalla scenografia un po’ aliena, con i carrellini per portare i fiori (solo per le donne, tradizione un po’ datata), con i tempi degli sketch dilatatissimi, le palette pastello per gli abiti e la scena indie che la fa da padrone, tutto sommato merita un 6 in pagella. Una puntata che a parte qualche chicca, non ha dato “effervescenza” ai commenti: beniamino indiscusso del web come da tradizione, il maestro Beppe Vessicchio.
Un Festival “lungo come il mese di novembre“, per citare la Littizzetto, che ci ha lasciati abbastanza annoiati per la maggior parte del tempo: si inizia bene con Fiorello vestito di fiori che imita la voce di Giuliano Sangiorgi e canta “Grazie dei fiori” in inglese, per poi passare alla gara con i 4 giovani, fra cui il foggiano Gaudiano che ha superato il turno. C’è chi cita Er Monnezza nel vestiario, chi sembra uscita da Tik Tok, ma alla fine in buona tradizione sanremese, passano le canzoni “di cuore”.
E mentre stupefatti, ingenuamente twittiamo che “alle 21.30 abbiamo già visto tutti i giovani“, ecco che Amadeus ci tiene proprio a farci dimenticare la gara con i siparietti fra lui e Ibrahimovic: vogliamo bene al campione, ma scandisce una parola ogni 2 minuti, dopo un po’ ci addormentiamo. Almeno non è imbarazzante come l’improvvisata con Ronaldo dell’anno scorso.
Che dire di Matilde De Angelis? Giovane, bella, fresca, poliglotta e pure cantante: potrebbe tranquillamente presentare da sola, nonostante l’infinita gag sul bacio che a quell’ora di notte, non ce la meritiamo.
Parliamo ora della gara che spunta tra uno spot e l’altro: inaugura Arisa di rosso vestita con una canzone inconfondibilmente “dalessiana“, Colapesce e Dimartino direttamente dalla Sicilia portano sul palco vibes anni 80: canzone che ci ha ricordato “Se mi lasci non vale” di Iglesias e stile alla Bee Gees. E non sentivamo cantare tutta una canzone insieme da decenni. Indie e simpatici quanto basta.
Aiello urla, a quanto pare preda di una crisi di nervi da stress, o perchè gli pesavano gli orecchini.
Francesca Michielin e Fedez per noi sono la canzone da radio della prima serata, lei bravissima lui tesissimo: le lacrime finali di Fedez ci hanno proprio intenerito.
Max Gazzè è il nostro vincitore morale, perchè solo lui poteva cantare vestito da medico galeniano (con tanto di barba un po’ leonardesca), accompagnato da una “band” di cartonati. Ci vuole ingegno, ci vuole poesia, ci vuole immaginazione, quando sai che non vincerai mai Sanremo e preferisci fare uno spettacolo a modo tuo.
Noemi centra tutto il look: meraviglioso il vestito, il trucco e parrucco, lei. La canzone è nel suo stile, la sentiremo in giro.
Madame tra le favorite del pubblico, è giovane e dinamica, ma ci lascia perplessi la sua scelta di non chiudere le parole.
I Maneskin ribadiscono che è un Festival glam-rock, versione in nero: rappresentano la quota “sveglia per il pubblico”. Di certo non si può dire che non abbiano carisma, ci hanno fatto oscillare a ritmo sul divano.
Ghemon ha una canzone orecchiabile ma non ci è sembrata un tormentone come lo fu subito “Rose viola” ai tempi.
I “lucidissimi” Coma_Cose, dai vestiti rossi in pendant che cantano occhi negli occhi ci hanno fatto ricordare che non c’è il pubblico in sala (non che servisse, visto le continue gag sulle poltrone di Fiorello).
Annalisa convince i votanti ed è al primo posto in classifica, ma non riusciamo proprio a ricordare la canzone.
Francesco Renga urla: lo abbiamo già detto che è la serata degli urlatori? Sarà lo stress, sarà la pandemia, ma quì si urla. Non ci ha emozionati purtroppo.
Fasma è una riconferma dal Sanremo giovani dell’anno scorso, sicuro successo in radio anche per lui.
Parlando brevemente in termini di contenuti, possiamo spuntare dalla lista il monologo sui lavoratori dello spettacolo, quello sul Covid con la presenza dell’infermiera Alessia Bonardi, e i ringraziamenti alle Forze dell’Ordine con il raffinato spettacolo della banda della Polizia.
Un paio di frecciatine politiche, Fiorello che fa giohi di parole sulle dita dei piedi e si mette a chiamare i vip dopo mezzanotte: da chiudergli la telefonata in faccia.
Achille Lauro, novello cavaliere dello zodiaco glam-metal vestito di rosa e piume, che piange sangue finto dagli occhi, con sottofondo di generica canzone pop, ci conquista perchè sì: prima di tutto vogliamo il suo segreto per camminare con quelle zeppe, e poi perchè aizza i commenti e ci sveglia dal torpore. E lascia le piume a Fiorello, che on perde l’occasione per diventare Asterix.
Anche Loredana Bertè ci ha convinto, un po’ perchè il suo medley è ottimo, un pò perchè sbaglia il playback del suo ultimo singolo, regalandoci momenti di alta televisione. Spuntando anche la casella “violenza sulle donne” dagli argomenti.
La quota salentina della serata è stata rispettata con Diodato che si è fatto prendere dall’emozione su “Fai rumore”, per poi riprendersi egregiamente con gli altri due brani.
E mentre ci domandiamo se Irama canterà o si ritirerà causa Covid, mentre il pensiero che la Orietta Berti nazionale abbia lo stesso stylist di Achille Lauro ci spinge ad aspettare la seconda serata, mentre è in dubbio la partecipazione del Volo a causa di un lutto e mentre cerchiamo di riabituare gli occhi ai lustrini e alle paiettes, beviamoci un caffè e incrociamo le dita sperando in un festival più veloce e spumeggiante.