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Una strada ricca di storia trasformata in un immondezzaio

CELLINO SAN MARCO – C’è una strada che dal centro di Cellino San Marco porta alla basilichetta di Santa Maria dell’Alto, immersa nella campagna di Campi Salentina al confine con l’agro di Squinzano. La costruzione che alcuni autori fanno risalire al XIII – XIV secolo, anche se si ritiene che la prima edificazione risalga al VI-VII secolo, è una chiesetta molto semplice con una facciata in stile romanico, con tanto di rosone restaurato di recente.
Nonostante diversi risanamenti è ormai completamente abbandonata e ad oggi appare in condizioni disastrose, a causa di continui e numerosi atti vandalici e quasi per niente segnalata dalla cartellonistica stradale. Poco distante si può ammirare anche una preziosa abitazione signorile, la Villa Palladiana, che colpisce i pochi avventori per la bellezza e l’originalità della costruzione, un raro esempio di neoclassicismo nel Nord Salento, anch’essa vittima dell’incuria. La chiesa è stata anche segnalata al Fondo Ambientale Italiano tra i “luoghi del cuore”.
Per raggiungere chiesa e villa si percorre un tragitto immerso nella natura, tra ulivi e vitigni della campagna al confine tra Cellino, Campi Salentina e Squinzano, che si è tentato di riconvertire in “strada della salute”, senza alcun successo. Un tempo era attraversato da decine di fedeli in pellegrinaggio verso Novoli, nell’antica venerazione di Sant’Antonio Abate. Si suppone che la chiesa fosse collocata lungo un’antica via che da Oria raggiungeva Lecce per ricongiungersi con la via Traiana Calabra che consentiva di raggiungere Otranto. Sul cammino sono ancora presenti tracce di diversi edifici di epoca romana e successiva.
Oggi quel sentiero è una discarica a cielo aperto, un triste punto di raccolta di rifiuti riversati a ridosso di colture e vegetazione spontanea. Cumuli di macerie, elettrodomestici, contenitori vuoti, pneumatici, auto bruciate e tutto ciò di cui gli “sporcaccioni” di turno riescono a sbarazzarsi dimenticando completamente senso civico e rispetto per la natura.
La zona è monitorata dagli agenti della polizia locale, ma il problema non trova soluzione. Dal Comune di Cellino San Marco l’iniziativa per il controllo dell’area con l’installazione di telecamere di sorveglianza, risulta insufficiente perché limitata al confine del paese e della provincia. Solo sporadici interventi di pulizia promossa da liberi cittadini hanno consentito un ripristino temporaneo, quasi immediatamente reso nullo dalla vergognosa abitudine allo scarico selvaggio.
La popolazione locale non si rassegna a tanta desolazione, continuando ad incalzare le autorità competenti con diversi suggerimenti, proposte, progetti, in attesa che possano essere presi in seria considerazione. Sarebbe auspicabile un’operazione di riqualificazione definitiva e duratura condotta in sinergia dai tre comuni tra brindisino e leccese, per riconsegnare a residenti e visitatori un luogo ricco di storia, cultura e bellezza paesaggistica dell’alto Salento.