1

Laricchia: “Per noi la legalità è un pilastro”

LECCE – Dritta per la sua strada. Senza timori. E senza dunque compromessi. Antonella Laricchia giunge al traguardo elettorale delle regionali di Puglia con la forza delle sue idee dopo aver allontanato le avances e le lusinghe di Emiliano del centrosinistra.  “Meglio da soli”, ha sempre detto la candidata alla presidenza della Regione Puglia per i Cinquestelle. E il motivo è presto detto. La differenza sostanziale con lo schieramento guidato dal Governatore uscente: “Ci sono tante persone nelle liste di Emiliano e di Fitto che hanno dimostrato di non aver rispettato i soldi pubblici – tuona Laricchia – Per noi la legalità è un pilastro: la vecchia politica sceglie sempre pensando ai voti che i candidati porteranno alle urne, la nuova politica che noi rappresentiamo pensa piuttosto i voti che quei candidati che una volta eletti porteranno in aula, se saranno o meno in grado di raccogliere le istanze dei cittadini”. Parole che giungono a poche ore di distanza dalle comunicazioni della Commissione parlamentare antimafia che ha diramato l’elenco degli impresentabili (decisione, a dire il vero, che appare alquanto singolare visto che arriva a ridosso del voto). Nell’elenco dei “cattivi” figurano due candidati di Emiliano, Silvana Albani per “Puglia Solidale e Verde” e Vincenzo Gelardi del “Partito del Sud Meridionalisti progressisti”, oltre a Raffaele Guido per “Fiamma Tricolore”, in corsa per Franco Piero Antonio Bruni.

A dare manforte ad Antonella Laricchia ieri sera a Lecce c’erano il ministro del Lavoro Nunzia  Catalfo e la senatrice Barbara Lezzi. La prima ha anticipato le prossime mosse del Governo Conte, a cominciare dalla riforma degli ammortizzatori sociali, passo fondamentale – per il Movimento – per ridare slancio al mercato del lavoro e maggiore serenità alle famiglie. L’ex ministro ha attaccato invece a testa bassa Emiliano e Fitto: “Considerano il Sud come un bacino elettorale da conservare in miseria. Ha fatto bene Antonella Laricchia a dire di no ad Emiliano perché sul tavolo non c’erano temi da affrontare ma poltrone da spartire.”