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“Presidente, mi dica almeno come dovrò allestire la mia spiaggia”

Di seguito pubblichiamo un post scritto su Facebook da Alfredo Prete, titolare di uno stabilimento balneare a San Cataldo (Lecce), indirizzato all’attenzione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Gentilissimo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
sono un imprenditore balneare, nella mia azienda lavorano durante la stagione balneare 14 dipendenti, ad oggi mi è consentito svolgere solo l’attività di manutenzione, non so ne come ne quando potrò aprire.
Nel frattempo vecchi e nuovi clienti mi telefonano per avere notizie, per confermare la cabina o l’ombrellone ed in caso pagare il dovuto, purtroppo la mia risposta è sempre uguale: “Mi dispiace, al momento non ci sono informazioni utili al riguardo”, per corretttezza professionale naturalmente evito di prendere acconti o saldi.
Ora, io comprendo che la nostra attività è molto legata all’evolversi della pandemia, perciò è difficile stabilire una data. Le chiedo, però, visto che ha assunto non so quanti consulenti, almeno di dirmi come devo allestire la mia spiaggia. Ad oggi ho sentito le più svariate e fantasiose ipotesi frutto di iniziative personali che difficilmente troveranno applicazione. Per garantire la sicurezza dei miei clienti ho bisogno del tempo necessario e molto probabilmente dovrò fare nuovi investimenti o Lei pensa che un’azienda dopo un attimo che ha aperto il suo cancello sia bella e pronta ad accogliere i suoi ospiti.
A proposito di investimenti, mi sarei aspettato per far ripartire l’economia del paese un iniezione di liquidità a fondo perduto, una diminuzione della pressione fiscale, invece ci chiede di indebitarci ancora di più come se non bastassero i mutui e finanziamenti che già incidono sui nostri conti correnti.
All’interno della mia azienda ho un bar ristorante, per questo tipo di attività c’è una data il 1 giugno, ma ancora non si comprende come si potrà riaprire e la data di avvio si avvicina sempre più.
Insomma, regna il caos e la confusione più totale tale da non giustificare il lavoro fin qui svolto dalla sua task force che grava su noi cittadini, perché viene pagata con soldi pubblici; forse bastava rivolgersi a chi opera realmente nei vari settori per trovare soluzioni adeguate.
Caro Presidente, mi sembra che la situazione Le sia sfuggita di mano: le regioni legiferano attraverso ordinanze molto spesso contraddittorie rispetto a ciò che viene emanato dal suo governo, assistiamo quotidianamente a litigi continui tra i vari poteri istituzionali dello Stato, regioni contro regioni, nord contro sud, ora addirittura comune contro comune. E tutto questo cosa sta producendo? Un impoverimento del Paese, il rischio che alla fine di tutte queste fasi le aziende siano fallite.
Lei sa cosa vuol dire, vero? Quando il popolo muore di fame i rischi sono altissimi. Allora, caro Presidente, o riprende in mano la situazione o deve rassegnare le dimissioni, non si può vivere nell’incertezza più assoluta, un governo forte e fermo nelle sue decisioni darebbe almeno qualche indicazione a noi cittadini, un governo debole che va avanti a spot porterà alla distruzione il nostro Bel Paese.
E forse questo è quello che vuole una parte degli Stati europei per potersi comprare tutto con pochi euro, ma qui non gliene faccio una colpa, da quando c’è l’Unione europea abbiamo solo subìto, non abbiamo mai avuto rappresentanti all’altezza della situazione, abbiamo accettato norme che andavano a minare i nostri prodotti del Made in italy, i nostri stessi prodotti che hanno fatto la fortuna dell’economia italiana e per i quali siamo famosi nel mondo.
Sicuramente questo mio accorato appello sarà e rimarrà solo un semplice post di Facebook così come tanti altri, ma la mia coscienza di cittadino prima e di imprenditore poi mi ha imposto di scriverlo.
Con stima