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È la festa dei sindaci in trincea, padri delle città da difendere

In uno dei periodi più cupi della storia della nostra Italia, siamo costretti a combattere contro un nemico invisibile, tra dettami istituzionali, e sacrifici che non pensavamo fossero così grandi.

C’è chi questa guerra la deve combattere con maggiore responsabilità sulle spalle, portandosi addosso il peso della rispettiva comunità. I sindaci italiani dei comuni del Salento, come quelli di tutta Italia, in questi giorni stanno vivendo una battaglia personale, in trincea, pronti a prevenire ed a combattere da soli contro l’emergenza coronavirus, a difesa del proprio fortino cittadino.

Nel tentativo di ribadire fino allo sfinimento il mantra del restare a casa, i primi cittadini si chiudono nei loro palazzi,  giorno e notte, distanti dalle proprie case, ma vicini ad ogni singolo concittadino. E se il contatto fisico è fortemente vietato, la tecnologia permette a tutti i Sindaci del territorio salentino di essere vicini alla cittadinanza attraverso le video dirette facebook, non certo apprezzate fino a qualche settimana fa.

Tra i tanti decreti con cui ogni italiano ha imparato a convivere, ogni sindaco è impegnato a dare spiegazioni, comunicazioni. L’usanza di comparire online, con le parole orali, e mediante messaggi scritti, permette di entrare in tempo reale nelle case di ognuno di noi.

Appaiono con i volti tirati, ostentando sicurezza, ma dopo i primi messaggi canonici, sfociano nell’imporre la propria autorità, nel tentativo di voler convincere, anche coloro che credono di essere immuni a questa battaglia virale, che restare a casa non è solo un mantra, ma un ormai insolito stile di vita da seguire, se intendiamo allontanare questa crisi nel più breve tempo possibile.

Da Lecce a Porto Cesareo, da Galatina a Soleto, sino a toccare la punta del tacco nazionale, ogni sindaco ci ha messo la faccia, dalla propria trincea, la plancia di comando dalla quale coordina l’attività amministrativa – seppur limitata –  In questo momento storico però è la comunicazione ad essere in primo piano sull’agenda di ogni primo cittadino. Comunicare quanto più possibile per far capire alla cittadinanza che il proprio capitano è lì, a tenere dritta la nave, per condurla verso la fine di questa crisi.

Si scopre l’utilità delle video dirette, utili a mandare messaggi istantanei ed indicazioni precise. Molti di loro non hanno eccessiva dimestichezza. Non amano usarle spesso. Ma nel tempo in cui la politica – specie quella a livello nazionale – si sta allineandosi con il termine comunicazione, i nostri sindaci si adeguano, imparano a fissare il piccolo obiettivo del proprio smartphone e parlano, come in un breve comizio pubblico, ma senza il pubblico.

Carlo Salvemini (Lecce), Marcello Amante (Galatina), Graziano Vantaggiato (Soleto), Stefano Minerva (Gallipoli), Salvatore Albano (Porto Cesareo), sono solo alcuni esempi di primi cittadini, che nel giorno della Festa del Papà, devono essere festeggiati per essere padri delle proprie città.  Loro, sindaci in trincea, che nell’Italia ai tempi del coronavirus si riscoprono comunicatori tecnologici. Certo un po’ improvvisati, ma pur sempre i primi oratori, che da responsabili delle singole comunità hanno il dovere di stare vicini ai propri territori attraverso messaggi di speranza, ma anche parole dure, per quei pochi che non hanno ancora compreso che siamo nel mezzo di una vera e propria guerra, invisibile, ma pure sempre una guerra.