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I suicidi “silenziosi” tra gli operatori delle forze dell’ordine

 

“È notizia di venerdì, l’irruzione in sala operatoria, presso l’ospedale Perrino di Brindisi, ai danni dei medici intenti ad effettuare un’operazione chirurgica e del malcapitato paziente. Pare che i protagonisti di tale gesto, pretendessero che il primario chirurgo, lasciasse il paziente sotto i ferri, per visitare un loro congiunto.
Vorrei fare, in proposito, alcune considerazioni. C’è un soffuso e diffuso aumento dell’”animus” violento nelle persone, basato su un disagio interiore dilagante e devastante; quello che poi si manifesta, talvolta, come in questo caso, in maniera eclatante e assurda; ma nell’atteggiamento comune, tale spirito è, comunque, sempre più evidente. Questo lo sa bene chi fa il medico, e lo vive, purtroppo, ogni giorno.
Sempre più gente non riesce “a sopportare e a sopportarsi” “ad accettare e ad accettarsi” e si scompensa mentalmente per nulla. Qui, ormai, si “perde la testa” già al secondo giorno di influenza, o addirittura al primo, se si dovesse verificare che la febbre risale, nonostante la prima Tachipirina….
Succede, peraltro, che 6 operatori delle forze dell’ordine (carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza) si sono già suicidati, dall’inizio del 2020; si aggiungono ai 69 del 2019. Di questo nulla si sa, di un cinese che si ammala lo sanno pure sulla luna. Forse bisognerebbe cominciare a chiedersene il perché.
Esclusi, ovviamente, i casi criminosi o inqualificabili come quello di Brindisi, per il resto, la gente non va, tuttavia, né biasimata né colpevolizzata, perché tale malessere interiore è sofferenza, che si aggiunge ad altra, nella malattia. Veronesi diceva che bisogna amare la gente per fare il lavoro che noi facciamo, ma oggi, oltre a caricarsi di amore ed armarsi, veramente, di tanta pazienza e passione, è necessario ricercare le cause e le possibili strategie per la soluzione del problema. Non sarà solo con inasprimento di pene e modifiche giuridiche che si potranno cambiare le cose”.