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Alcar, salvi 219 posti, salario e diritti dei lavoratori

LECCE – L’assemblea dei lavoratori di Alcar Industrie ha approvato l’ipotesi di accordo sindacale firmata ieri dalle organizzazioni sindacali e dall’amministratore delegato dell’azienda, Giovanni Rizzi. Su 234 partecipanti al voto, il documento è passato con 233 voti favorevoli ed un solo astenuto.

L’accordo riduce la “sovraccapacità produttiva” da 100 a 66 lavoratori e dà il via libera all’acquisizione definitiva da parte dell’azionista Matteo Ginatta del ramo d’azienda di Lecce della vecchia Alcar fallita nel 2018 (non è interessato da questa vertenza il ramo di azienda di Vaie, in provincia di Torino). Inoltre il verbale sventa il pericolo del rientro dei lavoratori nella procedura fallimentare e della perdita del posto di lavoro. Infine, per merito dell’intervento deciso delle organizzazioni sindacali, tutti i lavoratori confermati in Alcar Industrie saranno riassunti conservando i diritti ed i livelli di retribuzione maturati negli anni, senza applicazione del Jobs Act, come era nelle originarie proposte aziendali.

 “Senza questo accordo, che è stato approvato dalla totalità dei dipendenti, oggi non ci sarebbe Alcar Industrie e avremmo perso centinaia di posti di lavoro”, dicono i segretari di Fim Cisl Lecce e Fiom Cgil Lecce, Maurizio Longo e Annarita Morea. “È stata una trattativa lunga e complicata, il cui esito positivo non era affatto scontato. Siamo soddisfatti di aver ottenuto un accordo approvato dai lavoratori. Ora, una volta garantita la sopravvivenza dell’azienda, non resta che capire se gli sforzi delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori troveranno riscontro in un piano industriale concreto e percorribile”.

 La vertenza

Alcar Industrie srl ha affittato il ramo d’azienda di Alcar nel 2016. Dopo il fallimento di Alcar (luglio 2018), la curatela fallimentare ha cercato di salvare Alcar Industrie, scongiurando la cessazione dell’attività e la “retrocessione” al fallimento con conseguente perdita dei posti di lavoro di Alcar Industrie. A patto però che si raggiungesse un accordo sindacale che stabilisse il destino dei 264 lavoratori dipendenti di Lecce.

La vertenza è partita in salita. Nei numerosi tavoli che si sono succeduti negli ultimi mesi, l’azienda aveva determinato una sovraccapacità produttiva di 100 unità e paventato la riassunzione dei lavoratori confermati senza diritti maturati e inquadrandoli con un livello di entrata inferiore all’attuale. Tutte richieste che hanno incontrato la ferma opposizione dei sindacati.

 L’accordo

Il verbale firmato il 29 gennaio nella sede della Regione Puglia alla presenza della Task Force regionale sul lavoro, cristallizza una realtà diversa. La “sovraccapacità produttiva” scende da 100 a 66. Di queste solo 45 (e non 100 come si temeva in un primo momento) sono ex dipendenti di Alcar transitati in Alcar Industrie srl (gli altri sono 15 apprendisti in capo all’azienda interinale e 6 dipendenti di Alcar Industrie). I 45 ex dipendenti di Alcar resteranno in capo alla procedura fallimentare e potranno accedere agli ammortizzatori sociali (un anno di cassa integrazione straordinaria) ed ai corsi di formazione organizzati dalla Regione per essere riqualificati professionalmente in altre aziende o eventualmente nella stessa Alcar Industrie nel caso avesse in futuro la necessità di reperire altre risorse. Solo cassa integrazione invece per gli altri 21 lavoratori.

Ora l’azienda “retrocederà” tutti i lavoratori ex Alcar nella procedura fallimentare e ne riassumerà 219, garantendo loro diritti, inquadramento e livelli di retribuzione invariati. I 45 lavoratori che resteranno in capo al fallimento saranno individuati applicando i criteri di legge.