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La mafia c’è ma non si vede: il nuovo volto della Scu

LECCE – 1° maggio 1983. Segnatevi questa data perché da quel giorno viene sancita ufficialmente la nascita della Sacra Corona Unita. E’ l’inizio di una stagione di omicidi, attentati, estorsioni e altri ineffabili crimini che hanno scosso l’intero territorio salentino. A capo di questa organizzazione mafiosa c’è Pino Rogoli. Il percorso della Scu è stato al centro di un incontro dal titolo “Sacra corona unita – presenza e percezione nel Salento”. L’iniziativa – ideata con l’obiettivo di conoscere per capire e costruire percorsi di antimafia sociale – è stata promossa da Libera Lecce nel complesso Studium 2000 dell’Università del Salento.
A dare la stura alla nascita della Scu fu l’esigenza della Nuova Camorra Organizzata del boss Raffaele Cutolo di estendere il controllo del suo clan mafioso anche sul territorio pugliese. Un obiettivo facilitato, se così si può dire, dal fatto che in quel periodo dietro le sbarre del carcere di Lecce si trovassero anche diversi criminali napoletani. Comincia così un’attività di proselitismo, “una campagna acquisti che non seguì metodi tipici del bon ton”, come ha ricordato Cataldo Motta, già Procuratore della Repubblica e Capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, memoria storica della lotta alla mafia, il primo, alla fine degli anni Ottanta, a identificare la struttura mafiosa della Sacra Corona Unita. Ma ora sono lontani per fortuna i tempi in cui si assisteva ad una lunga striscia di sangue. “Le logiche mafiose sono cambiate – ha sottolineato Motta – Non ci sono più omicidi ed esplosioni che ci tenevano compagnia quasi ogni notte. Si, ora ne capita uno ogni tanto ma è tutto tranquillo e sommerso. Questa è la strategia dell’inabissamento delle attività criminali. Bisogna dare l’impressione che l’associazione non c’è più e non ha più una capacità di agire. La Scu ha modificato il suo atteggiamento. Non lo dico io, lo dice un collaboratore di giustizia: sono gli imprenditori che autonomamente e spontaneamente consegnano soldi ai mafiosi. Siamo arrivati a questo…”. Insomma, la mafia c’è ma non si vede.
A confrontarsi sul tema anche Guglielmo Cataldi, Procuratore Aggiunto di Lecce, che ha condotto e collaborato per decenni nelle più importanti inchieste relative alla Sacra Corona Unita, oggi magistrato di riferimento nella lotta contro la criminalità organizzata. Pone l’accento sul processo di industrializzazione, la trasformazione del mondo agricolo, la politica assistenziale e la diffusione della droga: è questo l’humus nel quale nasce la Sacra Corona Unita nel Salento. Che pian piano cambia pelle. E si dirama verso altre direttrici e nuovi modus operandi: la droga resta un business importante, le estorsioni “sono poche”, e poi “gaming (giochi d’azzardo e slot machine), settore dei petroli, pressioni e o accordi con la pubblica amministrazione locale per ottenere benefici di varia natura, controllo della sicurezza e delle attività connesse al turismo e al divertimento in genere”.
Un’altra data significativa è quella del 15 aprile 1997, girono in cui a casa di Tonino Dodaro si trova la famosa sfoglia. “In quella occasione Pino Rogoli dà l’incarico ai tre capi dei territori di Lecce, Brindisi e Taranto. La Sacra Corona Unita, dunque nasce non perché ha una storia alle spalle ma perché fa leva su soggetti come Pino Rogoli personaggio abituato a fare rapine e a uccidere persone”.
All’incontro hanno preso parte anche Ferdinando Spina, sociologo del diritto e docente dell’Università del Salento, che ha illustrato gli approfondimenti e le ricerche effettuate negli anni sul tema, e Rosario Tornesello, giornalista professionista che da sempre segue le vicende legate alla Scu, nonché scrittore e caporedattore del Nuovo Quotidiano di Puglia.
L’evento era inserito anche dall’Ordine dei Giornalisti della Puglia nel circuito d’incontri rivolti alla formazione continua della categoria.