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“Torre Chianca, il progetto dell’area attrezzata torni al vero spirito di riqualificazione”

“Da ben 12 anni la nostra associazione vede modificare progetti per la realizzazione di un’area attrezzata sita tra via del Lillà e via Eolo, su terreni che allora furono espropriati proprio per creare un punto di ritrovo per bambini e famiglie.

L’ultimo progetto, inserito nel Programma Quadro dei Fondi CIPE 2004 denominato “LOTTO 3 area attrezzata”, è quello definitivo visibile oggi anche online sul sito del Comune di Lecce, studiato con i tecnici dell’Ufficio Lavori Pubblici in nostra presenza e con nostre proposte, per poi essere approvato dai vari Enti di competenza.

Oltre alla tutela della flora e degli habitat esistenti, furono inseriti 17 posti auto con attraversamenti pedonali in pietra calcarea e drenante, un prolungamento dell’area attrezzata già esistente con posizionamento di panchine, piantumazione di varie piante autoctone ed una passerella in legno che dai parcheggi consentiva di raggiungere il lungomare. Il progetto, del QP, è stato appaltato il 25.09.2018 alla ditta Lezzi surl con un ribasso del 31,207%, per un totale di Euro 355.818,20.

Ci siamo però resi conto che, in fase d’opera, il progetto sopra descritto e appaltato è stato interamente modificato: nel nuovo non compaiono nient’altro che la passerella in legno e una staccionata di recinzione. Questo come conseguenza della nuova mappatura aerea degli habitat da preservare, eseguita per il nuovo Piano Coste del 2019, successivo quindi all’aggiudicazione della gara.

L’area che nel progetto approvato risultava destinata a parcheggi, attraversamenti pedonali e area a verde oggi risulta sottoposta a vincolo. Proprio lì, sono presenti vere e proprie discariche di materiale edile e vari rifiuti sepolti. A questo punto ci chiediamo: si è mai recato personalmente in loco un perito tecnico per analizzare il suolo e accertarsi, anche con analisi di laboratorio alla mano, dello stato del terreno? Quale habitat si cerca di tutelare in tale stato? È possibile cambiare un progetto dopo aver avuto tutte le necessarie autorizzazioni paesaggistiche e aver appaltato il lavoro? 

Sappiamo che, nonostante la presenza di un vincolo, una Direttiva consente di chiedere una deroga per eliminare il vincolo, bonificare l’area utilizzando misure compensative e creare un habitat comunque autoctono rispetto al territorio. Non condividiamo affatto l’idea dell’Amministrazione di non prendere in considerazione tale Direttiva per cercare di attenersi al progetto appaltato, in cui erano vive e forti le intenzioni di bonifica e riqualificazione.

Infine sono altri due gli interrogativi importanti per i quali cerchiamo una risposta: cosa ne sarà della restante somma finanziata vista la cancellazione del progetto? Quei soldi torneranno indietro alla Regione come i ribassi d’asta?”