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Il Lecce del ritorno in A. Le cadute che fortificano e quelle di stile

Quando si perde con un punteggio così rotondo, potrebbe sembrare che non ci sia nulla da salvare dell’incontro di ieri contro l’Inter. Niente di più sbagliato. Il Lecce ha mostrato piglio e determinazione, ingredienti indispensabili se si vuole sperare di fare punti in questa Serie A, tra le più difficili degli ultimi anni.

Come non ci si doveva esaltare dopo il poker di gol rifilati alla Salernitana, così non ci si deve buttare giù dopo quelli subiti dalla truppa di Antonio Conte. Come aveva annunciato alla viglia, Liverani ha voluto sfidare l’Inter senza snaturare la sua squadra, proponendo un tridente e mai facendo delle barricate nella propria metà campo. I giallorossi hanno dimostrato di trovare ottime linee di passaggio quando dovevano uscire palla a terra e questo è un ottimo segnale perché significa che contro squadre meno forti dell’Inter la pericolosità offensiva sarà maggiore.

Falco ha mostrato a tratti di poter essere un giocatore che può fare la differenza anche nella massima serie, così come la maggior parte dei giallorossi ha dimostrato di poter competere per il raggiungimento della salvezza. Certo, Liverani ha avuto difficoltà a trovare le contromisure  agli esterni nerazzurri, soprattutto  sul lato di Asamoah, ma Il Lecce fino al quarto d’ora della ripresa è stato in partita e, prima di subire il 3 a 0, sembrava avere più birra nelle gambe dell’Inter. Però. dopo l’errore di Gabriel, che ha permesso la terza rete, è crollato, complice anche l’espulsione diretta di uno sconsiderato Farias che ha lasciato la sua squadra in inferiorità numerica negli ultimi 20’ di gioco.

Proprio sui due brasiliani giallorossi bisogna aprire la parentesi delle note stonate della serata di San Siro. L’attaccante ex Cagliari ha fatto un fallo molto brutto in una zona di campo dove era inutile entrare in quel modo. Il cartellino rosso gli costerà sicuramente un paio di giornate in tribuna, soprattutto quella di domenica prossima contro il Verona che il Lecce deve cercare assolutamente di vincere. L’altro brasiliano, il portiere Gabriel, è sembrato colpevole su almeno due delle quattro reti subite. Evidente l’errore sul terzo gol dove, invece di bloccare un tiro non difficile di Lautaro Martinez, ha respinto goffamente permettendo così a Lukaku di segnare il suo primo gol italiano. Oltre a questo, che è evidente anche a chi mastica poco di calcio, bisogna dire che anche sul quarto gol nerazzurro è sembrato poco reattivo. Il tiro di Candreva è molto bello, ma è calciato da più di 30 metri e lui vede partire la sfera. È proprio questo il punto. Gabriel ieri sera sembrava fuori forma, come se gli mancasse la spinta delle gambe nei tuffi. In tutte le occasioni in cui l’Inter ci provava con i tiri da fuori, non sembrava mai sulla traiettoria dei tiri, non riuscendo ad arrivare con le mani sotto la traversa o lateralmente verso i pali. Così è accaduto anche sul gol di Sensi, dove sembra lanciarsi in leggero ritardo, anche se probabilmente perché non vede partire il tiro. Liverani ha fatto delle scelte, proponendo questa gerarchia iniziale per la porta, ma il Gabriel visto ieri a San Siro non è di sicuro superiore a Vigorito. E per salvarsi ci vuole un portiere che faccia realmente la differenza.

A parte le poche note stonate, dalla sconfitta di ieri il Lecce può uscirne ancora più forte perché è emersa la consapevolezza di poter impensierire anche degli avversari più quotati e molto motivati come l’Inter alla prima di Conte in panchina. Una nota a parte la merita l’atteggiamento del tecnico nativo di Lecce. La sua esultanza sui gol nerazzurri ha fatto storcere il naso a più di un tifoso giallorosso. Bene, non si discute il fatto che ognuno sia libero di esultare come vuole e contro chi vuole, e neppure la bravura del tecnico che ha saputo trasformare l’Inter in una macchina quasi perfetta in così poco tempo. Certo, però, che la signorilità nel modo di esprimere le proprie emozioni è un’altra cosa. E’ sembrata una caduta di stile, soprattutto perché non c’era in palio la Champions League, ma si era solo alla prima di campionato nella gara contro la squadra della propria città, società che gli ha permesso di fare i primi importanti passi nel mondo del calcio. Ma si sa che signori si nasce, non si diventa.