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Al Carcere di Lecce “pronti” dieci nuovi falegnami

LECCE – Non tutti sanno che all’interno dell’Istituto Penitenziario di Borgo San Nicola, a Lecce, c’è una delle più grandi falegnamerie carcerarie ad oggi in funzione. Ne sono rimaste pochissime su tutto il territorio nazionale e quella salentina si distingue per dimensione e numero di detenuti che sono stati impiegati nella lavorazione del legno. 

È in questo contesto che è nato il progetto “Sprigionarte”, realizzato da Aforsima School of Management in partenariato con le associazioni Culturambiente Onlus e Linfa e finanziato dalla Regione Puglia, Assessorato Formazione e Lavoro, POR – FESR 2014-2020.
L’obiettivo del percorso, finalizzato all’inclusione socio-lavorativa di chi attualmente sta scontando una pena, è il rilascio della qualifica professionale di falegname per 10 detenuti della casa circondariale di Lecce, che hanno frequentato un corso di formazione della durata di 900 ore. Nell’ambito del corso, poi, un focus didattico è stato dedicato al riuso dei materiali e all’Eco Design, che ha portato alla realizzazione di una serie di manufatti realizzati con legno di scarto in un’ottica di design creativo. Un’attività che è stata scelta anche perchè il concetto di upcycling può essere usato come metafora per reinventare se stessi e risvegliare l’intelligenza emotiva e creativa dei detenuti.
Il progetto è arrivato alla sua conclusione e l’evento di chiusura – aperto alla stampa – si terrà martedì 14 maggio, dalle 16.30 alle 18.30, alla Casa circondariale, in via Paolo Perrone, 4 a Lecce. Oltre ai saluti istituzionali e all’illustrazione del progetto e di come è stato portato avanti nei mesi passati, si potrà visitare la “Piazza Nomade”, allestita nella sala del Teatrino, interattiva e dinamica, che prevede anche la presentazione di alcuni manufatti realizzati con la tecnica del recupero e del riciclo, come il carretto della raccolta differenziata, il tavolo infinito e le panchine green, il bar su ruote. L’esposizione prevede un racconto cronologico dell’esperienza, dal project work allo stage, mostrando al pubblico il percorso pratico degli allievi partendo dalle prime esercitazioni fino ai prototipi della collezione.
I primi mesi di formazione, invece, sono stati dedicati a prendere confidenza con la falegnameria e i suoi strumenti, con lo studio e l’applicazione delle nozioni di base, lo scambio di competenze con il turn over dei docenti, che ha portato ad una serie di manufatti lignei, come i cofanetti a incastro, gli orologi da parete, il restauro di mobili d’epoca e soprattutto la produzione interna degli arredi carcerari.