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“Basta con le incertezze: subito investimenti e infrastrutture”

LECCE – Investimenti pubblici, Ilva, Tap, politiche economiche, grande distribuzione organizzata e commercio al dettaglio. La segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso indica da Lecce la strada per avviare un’azione di rilancio del nostro Paese. Sono molti gli interrogativi aperti durante le “Giornate del Lavoro” promosse dalla Cgil nazionale nel capoluogo salentino per tastare il polso sulla situazione economica e occupazionale dell’Italia. Una ghiotta occasione per tracciare anche una linea guardano al futuro.  

Sono trascorsi otto anni dall’inizio del suo mandato. Ritiene che questo sia il momento più basso della sua guida al vertice del sindacato?

“Abbiamo visto di tutto e di più dal punto di vista delle relazioni sindacali. Sono stati coniati termini come quello di disintermediazione quindi direi che in realtà siamo in continuità”.

Quest’anno lei conclude il suo mandato, che sindacato lascia?

“Un sindacato radicato, che ha condotto partenze importanti, che ha cominciato ad aprire cantieri nuovi, penso ad Amazon. Credo un sindacato cosciente delle difficoltà che ha davanti.”

Quando saranno maturi i tempi per indicare anche un nome per la successione, da qui a gennaio?

“La Cgil ha i suoi tempi. Occorre attendere”.

Per quanto riguarda l’Ilva e la Tap, le mosse del Governo la convincono?

“Credo che quella dell’Ilva sia una vicenda conclusa positivamente, spero che nel voto di Taranto si confermi il giudizio che hanno dato i lavoratori di Genova e di Novi Ligure. Abbiamo dovuto fare pressioni e proclamare lo sciopero per far uscire il Governo dalle ambiguità rispetto al giudizio che dava della gara, e che adesso mi pare sia stata avviata positivamente. Rispetto alle opere vale ciò che dicevo, e cioè le incertezze sugli investimenti ci preoccupano perché gli investimenti pubblici e le infrastrutture sociali sono la condizione necessaria per chiudere il divario tra Nord e Sud oltre che per creare lavoro”.

Sulla Tap in Puglia si insiste: “Nè qui né altrove”, dicono il comitato ed il sindaco di Melendugno. Lei cosa pensa?

“Io penso che in molte delle vicende delle grandi opere nel nostro Paese, si sia trascurata la definizione di un  percorso democratico con la cittadinanza. Però non bisogna cadere nell’idea che ‘mai nessuna opera da nessuna parte’, perché questo non permette al Paese di guardare all’orizzonte. Non siamo per la decrescita, ma per trovare un punto di equilibrio che soprattutto chiuda i gap esistenti  nel nostro Paese”.

Il vice premier Di Maio ha annunciato un progetto sulla cassa integrazione per aiutare le famiglie in difficoltà quando le aziende delocalizzano

“E’ una richiesta che facciamo da lungo tempo. E’  stato un grave errore eliminare la cassa integrazione soprattutto in una stagione di problemi per l’assetto delle imprese, per i tempi connessi alla ripresa industriale e per l’abbandono delle produzioni in Italia. Spero che Di Maio acceleri realmente perché gli annunci che non producono provvedimenti, iniziano ad essere troppi”.

Le chiusure domenicali dividono gli italiani, i commercianti e le associazioni che si occupano di consumatori. Cosa ne pensa?

Mi pare che si stia facendo una discussione un po’ farneticante. I numeri ci dicono che ciò che era stato raccontato come il meraviglioso sviluppo dell’occupazione, di fatto non s’è determinato. L’occupazione è diminuita, sia quella della grande distribuzione che del commercio al dettaglio nei piccoli esercizi. Non è vero che sono le aperture che determinano i consumi, basta guardare i numeri per accorgersi che non si è tornati ai livelli di consumo pre crisi: se c’è poco reddito c’è anche poca distribuzione. E allora ben venga una normale regolazione e anche ritornare ad avere le festività“.

Il Commissario agli Affari Economici Moscovici – socialista ma liberista, europeista ma francesissimo – si è detto preoccupato per il deficit italiano. Dice che chi pensa di incrementare e dare una spinta all’economia attraverso l’aumento del deficit si sta sbagliando di netto.

“Credo che l’Europa farebbe meglio a misurarsi col fatto che c’è bisogno di far ripartire l’economia, c’è bisogno di una politica espansiva ed il rallentamento non è solo dell’economia italiana. Farebbe bene a confrontarsi sulla qualità dei contenuti. Le politiche europee non rispondono al bisogno di rilancio dell’economia”.