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4 in C su 19. Lecce, adesso è più difficile salvarsi. E il mercato non decolla

Tanto tuonò che piovve, ma la pioggia che è scesa ieri sera sulla sede del Lega di B, se ha permesso di rinfrescare apparentemente gli animi dei club e di prospettare nei tempi giusti l’inizio della stagione, ha comunque il sapore di qualcosa di non totalmente gradevole. La riforma del campionato di B, attuata d’autorità dalla Lega cadetta, ha fatto scendere il numero delle contendenti a 19 squadre, ma quello che, però, sorprende è che non ci saranno nel prossimo campionato solo 3 retrocessioni (in modo da portare il numero di squadre nel torneo 2019-20 di nuovo pari, e cioè a 20), bensì 4. La scelta di mantenere lo stesso numero di retrocessioni degli scorsi tornei è dovuta al clima non sereno che c’è oggi tra Lega di B e Lega Pro, così da indurre il Presidente Balata a non consegnare il prossimo anno un club in meno del dovuto al terzo livello nazionale per non turbare maggiormente il clima. Questa scelta, tuttavia, non fa che aumentare il numero di probabilità di una squadra di retrocedere nell’inferno della serie C. Se si tiene conto del numero più basso di gare, si può dedurre che dovrebbe essere anche più alta la possibilità che tra quartultima e quintultima si giochi uno spareggio (entro i 5 punti di scarto in classifica), cosa che vuol dire che il prossimo anno la possibilità per un club di rientrare tra le ultime 5 è maggiore di 1 su 4.

Il Lecce da neopromossa ha, così, un compito ancora più duro per mantenere la categoria e le avversarie si stanno dimostrando molto agguerrite in questa fase di calciomercato, attrezzandosi molto bene per un torneo che sarà letteralmente una guerra. Da parte sua il Lecce, ha sicuramente già migliorato la rosa, ma ha delle lacune molto evidenti in tutti i reparti, senza voler toccare il tasto dolente degli esuberi, che sono ad oggi una grande nota stonata nella sinfonia prodotta da Meluso e Liverani. Ma andiamo con ordine.

Difesa: Sono arrivati Vigorito, Fiamozzi, Calderoni e Lucioni. Il portiere è valido e a Genova ha fatto vedere di avere qualità, oltre alle sue classiche sbavature che ne hanno condizionato sin qui la carriera. Se i due esterni (Fiamozzi e Calderoni) dovrebbero garantire da subito quell’esperienza che richiede la categoria, per Lucioni bisognerà attendere la metà di ottobre, quando finirà il periodo di squalifica dell’ex Benevento. E qui iniziano i problemi per Liverani. Cosenza, apparso molto stanco nella gara con il Genoa, è comunque l’unico anello forte di una difesa che ad oggi manca di un centrale veloce. Marino commette sempre qualche errore grossolano, e si sa, che in B gli errori si pagano salati, mentre per Riccardi bisognerà attendere il suo completo recupero e poi l’adattamento ad un torneo che è totalmente nuovo per lui. Non si comprende come mai sia stato messo ai margini Di Matteo, sicuramente più utile nella serie cadetta che in C.

Centrocampo: Sono arrivati l’olandese Haye, che è un alterego di Mancosu come mezzala sinistra, Petriccione, un mediano intelligente e con ottime capacità di inserimento senza palla, e Falco del quale si conoscono le doti, ma anche i limiti per i quali non è riuscito ancora ad emergere totalmente. Arrigoni è sempre il leader davanti alla difesa, ma basterà? Manca un giocatore di categoria da alternare all’ex del Cosenza e bisognerebbe prendere un altro trequartista meno votato alla sola fase offensiva (vedi Falco) per poter dare un maggiore aiuto al centrocampo in alcune partite. Il discorso fatto in precedenza per Di Matteo, vale qui per Armellino, messo in soffitta troppo velocemente da Liverani e che dovrebbe partire prima della chiusura del mercato.

Attacco: Qui si affrontano i veri problemi della squadra giallorossa. E’ stato messo sotto contratto Chiricò, un giocatore che tecnicamente non si discute, ma che ha dei problemi difficilmente sanabili con l’ambiente della curva. Liverani ha detto chiaramente che il problema va risolto da Meluso e dal giocatore, cosa che fa pensare che per lui il calciatore non sia indispensabile e che sia, dunque, un probabile partente. Oltre al ritorno di Torromino, apparso non in condizione contro il Genoa, sono arrivati due giocatori che Liverani ha già avuto a Terni, Palombi e Pettinari. Se il primo è giovane, ancora un po’ grezzo, ma con grandi margini di crescita, il secondo sembra essere un pesce fuor d’acqua nell’economia del gioco giallorosso. Non sembra né una prima punta che dà punti di riferimento (tanto che Saraniti, subentrato al suo posto nelle due gare di coppa, ha fatto molto meglio), né una seconda punta che crea spazi. Probabilmente ci vorrà del tempo perché migliori atleticamente, ma il fatto che Meluso voglia una prima punta “vera” è indice di un acquisto forse troppo affrettato. Le attenzioni del Direttore giallorosso sono tutte su La Mantia, un suo pupillo già ai tempi del Cosenza, ma il braccio di ferro con la Virtus Entella, che vuole Caturano solo in prestito, potrebbe aprire nuovi scenari per l’attacco. Nelle ultime ore si sono fatti i nomi di Mbakogu e Mokulu, svincolati rispettivamente dal Carpi e dall’Avellino, segno che il Lecce ha il disperato bisogno di trovare un attaccante prolifico per la categoria. A questo punto sorge spontaneo chiedersi: perché non è stato riscattato Di Piazza? La cifra era irrisoria, e se davvero poi non lo si fosse voluto tenere, sarebbe stato sicuramente più appetibile di Caturano per un eventuale scambio. Ma adesso non è il tempo dei “perché”, ma di vedere se il Lecce riuscirà davvero a rinforzare l’organico. I giorni sono sempre di meno per far sì che la squadra sia realmente competitiva per un campionato in cui ogni punto peserà come oro.