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Tari, Salvemini si difende e contrattacca

LECCE – Scelte discrezionali, superficialità, bugie. Le accuse di Paolo Perrone al sindaco Carlo Salvemini fanno rumore. E provocano la ferma risposta del primo cittadino leccese. “Perrone si legga le carte. Le sue sono accuse infondate”. “Mi si accusa addirittura di dire bugie – replica a muso duro Salvemini –  Strano caso di un sindaco che decide di assumersi – per ragioni di trasparenza e necessità – la responsabilità di un provvedimento impopolare sulla base di dati volutamente alterati. Per quanto si possa pensare male del sottoscritto qui siamo veramente all’esasperazione della polemica politica trasformata in farsa. Attraverso l’uso di argomentazioni o inesatte o totalmente infondate, in contrasto con l’annunciata volontà di voler fornire all’opinione pubblica la “verità sulla Tari”.

Salvemini tocca pian piano tutti gli oggetti del contendere legati alla Tassa sui rifiuti.

 “1. L’aumento medio del 7 per cento per le utenze domestiche è, in effetti, un valore medio, che comprende anche coloro che pagano un importo inferiore rispetto alle annualità precedenti o coloro che addirittura hanno un saldo 0 o un accredito a seguito delle compensazioni delle quote variabili delle annualità precedenti che ammontano a oltre 500mila euro. Situazioni che fino ad oggi nessuno ha evidenziato.

 

  1. Si sostiene che “Salvemini chiede ai leccesi 160mila euro di costi del servizio che avrebbero dovuto essere considerati nella bolletta 2017 anche nelle annualità 2019 2020”. L’affermazione è stupefacente nella sua incompetenza se si considera che essa viene da chi ha governato lungamente la città: la previsione dei costi del servizio di raccolta rifiuti è effettuata dalle amministrazioni tramite apposito Piano Economico Finanziario che ha competenza annuale e non pluriennale come il bilancio di previsione. Ragione per cui i 160mila euro hanno trovato spazio come costo imputabile per il solo esercizio 2018.

 

  1. Riguardo all’“ampliamento del capitolato” l’occasione è utile per informare che la revisione contratto, entro il cosiddetto “quinto d’obbligo contrattuale – previsto per rimediare ai buchi di un capitolato licenziato dall’amministrazione Perrone – è formalizzata in una proposta che è stata consegnata all’amministrazione comunale dalla Monteco già nella scorsa consiliatura. La cui analisi, effettuata dall’Ufficio Ambiente, ha portato l’amministrazione comunale a iscrivere nel Pef Tari 1,5 milioni di euro, che rappresentano il rateo per il 2018 della spesa che potrebbe essere complessivamente sostenuta, pari ad un importo di 2.3 milioni complessivi. Trattativa ancora in corso, come noto.

 

4.Quanto ai contenziosi, “ siamo di fronte a numerose incongruenze, verificabili attraverso atti che si sarebbero potuti tranquillamente leggere e consultare prima di scivolare in così grossolani errori. Nei confronti di Ambiente e Sviluppo si parla di un debito dell’ente nei confronti del privato di 200mila euro. In realtà, come già evidenziato nella relazione redatta a supporto del PEF 2018 del 29 marzo sottoscritta dai dirigenti del Settore Ambiente e del Settore Tributi, il giudizio arbitrale definito con lodo nel dicembre 2017, relativo alll’adeguamento della tariffa per lo smaltimento del rifiuto indifferenziato, indica un debito di 2,5 milioni oltre interessi e spese di legge”.  “Sul contenzioso relativo al costo del conferimento all’impianto di Cdr – rimarca Salvemini – è utile informare che il Comune di Lecce paga già la somma di 112 euro a tonnellata da novembre 2017, per effetto di una sentenza che ha visto la Regione Puglia soccombente nel giudizio relativo alla congruità della tariffa precedente (i 79 euro a tonnellata). Somma di 112 euro peraltro considerata dall’azienda non congrua (che ne chiede 125 a tonnellata) che ha per questo adito il TAR Lazio. Ricapitolando: oggi il Comune di Lecce dovrà certamente pagare, qualunque dovesse essere l’esito del contenzioso, per le annualità fino al 2013 la differenza tra i 112 euro a tonnellata riconosciuti alla ditta e i precedenti 79. Dal 2013 al 2017 il debito è già cristallizzato e per la differenza tra i 79 e i 112 euro a tonnellata il Comune di Lecce ha già ricevuto decreto ingiuntivo. In attesa del giudizio sull’ulteriore adeguamento preteso dalla ditta, per il quale l’amministrazione non ha ancora accantonato prudenzialmente i fondi, si attende l’esito del giudizio di primo grado”- Per ultimo resta la questione Ecotassa: “E’ sufficiente ricordare che nel Pef non può essere inserita una voce in entrata ancora oggetto di contenzioso, sul quale s’è solo espresso al momento il Tar Se riconosciuta e confermata dal Consiglio di Stato, la sentenza Ecotassa e la somma – in ogni caso molto minore rispetto ai 4 milioni ipotizzati da Perrone – diventerà una voce positiva del Pef successivo esercizio”.

 “Se avessi voluto nascondere la verità ai leccesi e dire loro bugie – conclude Salvemini – avrei potuto scegliere la strada più semplice, già percorsa in passato: non aggiornare il Piano Economico Finanziario, non tenere conto di un servizio inadeguato, ignorare i decreti ingiuntivi. Sarebbe stato certamente più popolare. Ma chi governa deve avvertire su di sé la responsabilità anche delle scelte difficili: quando esse sono assunte per rispetto delle leggi e tenendo conto dell’interesse pubblico”.