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A Lecce la Nazionale amputati: “Per noi il calcio è gioia”

LECCE – Lo sport è soprattutto gioia. Lo sanno bene i ragazzi della Nazionale amputati ospiti in questi giorni a Lecce. Il calcio per loro è un gioco. Lontani dai riflettori, dai milioni di euro e dal lusso. Ma sono giocatori di gran classe e di grande temperamento. Non a caso rappresenteranno l’Italia ai prossimi mondiali di calcio in Messico, ad ottobre del 2018.

Ieri si sono allenati agli ordini di mister Renzo Verniani sul campo dell’oratorio Don Pasquale a Castromediano di Lecce. Hanno anche disputato una partitca alla quale hanno reso parte le vecchie glorie del calcio Sergei Aleinikov e Paolo Baldieri, sotto gli occhi di mister Mimino Renna.

Durante gli allenamenti l’irruzione da parte della “Iena” Niccolò De Vitis, il quale ha realizzato un servizio sulle stampelle azzurre a Lecce che sarà trasmesso nel programma condotto da Ilary Blasi e Teo Mammucari su Italia 1Con la Nazionale italiana Amputati, anche un salentino, Roberto Sòdero, centrocampista azzurro e anche consigliere del Csi, il Centro sportivo italiano che ha fatto in modo che questi ragazzi potessero formare una squadra e partecipare ai campionati di categoria, credendo nelle loro capacità e nel loro impegno. Promotore dell’iniziativa è stato Marco Calogiuiri, presidente provinciale e vicepresidente nazionale Csi. “La nostra vocazione è proprio questa oltre a promuovere una crescita attraverso i valori di rispetto, lealtà e sana competizione, mira all’inclusione. Questi sono dei ragazzi meravigliosi che ci insegnato tanto. Per noi – conclude Calogiuri – avere la Nazionale Italiana Amputati a Lecce è motivo di grande soddisfazione, perché significa che gli sforzi del comitato del CSI stanno portando i frutti sperati”.

Giocano un calcio a 7 e le partitelle d’allenamento le svolgono contro le quadre dei under 18 normodotati, anche la loro preparazione atletica non si discosta molto da quella dei giocatori normodotati, cercano solo di potenziare un po’ di più le braccia per avere più forza per muoversi più velocemente attraverso le stampelle.

L’obiettivo per loro è quello di rinforzare la rosa, al momento sono 18, il più piccolo è Lollo, ha solo 15 anni e all’età di due anni gli è stato amputato un arto a causa di una grave malformazione.

“In Italia ci sono circa 8.000 amputati l’anno – spiega il salentino Roberto Sòdero, centrocampista di Tricase, classe 81 – molti di loro sono anziani, altri però sono ragazzi che hanno perso un arto a causa di altri problemi, come malattie o incidenti. Il messaggio che noi lanciamo – aggiunge il giocatore azzurro – è quello di non restare chiusi in casa, di uscire, di venire a trovarci e di provare, all’inizio sarà faticoso, ma poi sarà bello. Lo sport aiuta a superare tanti problemi. Il nostro sogno – conclude Sòdero – è quello di fare un campionato un giorno in Italia. Spero che si realizzi, come si è realizzato quello di Francesco”.

Francesco è il diciannovenne Francesco Messori, fondatore della nazionale che all’età di undici anni ha deciso di abbandonare la protesi e di vivere e di giocare a calcio con le stampelle. Figlio di una giocatrice di calcio, a 14 anni ha lanciato su Facebook l’idea di fare una nazionale, in poco tempo c’erano le stampelle azzurre. Una rivoluzione culturale prima di tutto, ci cui lui è consapevole.

It’s only one leg less”, è il tatuaggio che Francesco ha dietro la nuca: “è solo una gamba in meno”.