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La chiamata alle armi del centrodestra. Obiettivo: tornare a vincere

Prove tecniche di unità. Il centrodestra tenta una riappacificazione interna ma prima di far passare dissapori e mal di pancia il percorso non appare semplice, anche se ora la strada appare in discesa, soprattutto se il prossimo 9 novembre il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar di Lecce assegnando alla coalizione il premio di maggioranza. Il leader di Palazzo Carafa Mauro Giliberti ci crede: “Dobbiamo restituire la parola alla base e dare dignità a tutti, anche alla più piccola delle liste che ci ha permesso di aprire un serrato confronto politico. Solo così il centrodestra potrà tornare unito prendendo le distanze dai personalismi. In caso contrario se si fa a gara a chi  è candidato sindaco faremo un passo indietro e non in avanti”.

L’appuntamento di questa mattina all’Hotel Tiziano assomigliava tanto ad una chiamata alle armi. La risposta, anche numerica, è stata comunque rassicurante per i big della coalizione che ricevono tuttavia un fendente diretto di Giliberti, tradito alle urne in modo clamoroso: “Ci sono tutte le condizioni perché il centrodestra possa tornare alle urne con un candidato sindaco che sia condiviso, questa volta, non solo dal popolo del centrodestra ma anche dalla classe dirigente”. Solo così la vittoria sarebbe a portata di mano. Ma Giliberti avverte “Io non ci sarò”. E nessuno spunta dietro l’angolo.
Poi una stilettata a Salvemini e compagni: “Se il Consiglio di stato dovesse dar seguito alle quattro sentenze del Tar, io credo che la partita interna al centrosinistra, e non l’irresponsabilità del centrodestra, farà sì che Salvemini dia le dimissioni”.
Nella sala Donatello non tutti sono sulla stessa linea politica da adottare a Palazzo Carafa.
C’è chi, come Giorgio Pala, non è d’accordo sulla mancata partecipazione ai Consigli comunali. E c’è anche chi chiede scusa, come l’ex consigliere comunale Francesca Mariano che ammette: “Non siamo stati in grado di motivare gli elettori”. Peccato che a scusarsi non siano stati i big della coalizione. A volte le sconfitte servono per fare un bel bagno di umiltà. A volte.