1

L’addio di Rizzo, solo colpa della pressione?

Quest’inizio di settembre è stato piovoso per il Salento. Ma di sicuro uno dei temporali più violenti è stato quello che metaforicamente si è abbattuto sull’ambiente del calcio leccese con le dimissioni di Mister Rizzo a seguito della pesante sconfitta rimediata dai giallorossi sabato scorso a Catania. Un vero fulmine a ciel sereno che ha spiazzato in primis la società che da domenica pomeriggio sta vagliando ogni possibile candidato alla ricerca dell’uomo giusto che possa proseguire la stagione appena iniziata.

Ed è proprio il fatto che si sia ancora alla prima metà di settembre che fa più riflettere. Può un allenatore professionista farsi condizionare dalla pressione di media e tifosi al punto da decidere di lasciare la panchina dopo solo tre giornate di campionato? Può essere stata l’aggravante della “leccesità” un motivo tanto forte da spingere Roberto Rizzo a fare un passo indietro? Quello che è certo è che il tecnico di San Cesario si è comportato da signore facendosi da parte senza pesare sulle casse societarie e adducendo motivazioni personali, senza così addurre altre cause che possono aver portato all’effetto delle sue dimissioni.
Cerchiamo di capire, quindi, cosa non ha funzionato in questo primo scorcio di torneo nel rapporto tra allenatore e ambiente e tra allenatore e società. Quello che è indubbio è che Rizzo non ha avuto sin da subito il supporto di molti tifosi che lo ritenevano con un curriculum non eccelso da poter allenare il Lecce, come se Rizzo non avesse allenato per anni al fianco di De Canio che si occupava per lo più di aspetti manageriali, lasciando al suo vice gli aspetti tattici. Ma soprattutto l’ex allenatore del Lecce non ha avuto il supporto di una fetta della stampa e di quei “pseudo giornalisti” che pubblicano per lo più per accendere polemiche, sebbene non ci fosse un reale motivo per dare addosso al tecnico. Dopo la prima gara persa a Pordenone sono subito fioccate critiche ingenerose su Rizzo che ha ingoiato amaro e ha tirato dritto sino alla gara di Catania. E’ indubbio che le colpe siano anche dell’allenatore quando si perde per 3 a 0, ma se si analizza quelle che erano le assenze e i giocatori in rosa, non si può dire che il tecnico non abbia schierato l’undici migliore a sua disposizione. Gli errori personali di alcuni giocatori poi e anche la sfortuna in alcune situazioni chiave hanno fatto il resto.
E qui si apre un altro capitolo sul quale bisogna riflettere e che riguarda la costruzione della rosa e l’utilizzo che ne ha fatto Rizzo. Il Lecce in fase di mercato si è forse cullato troppo sui punti conseguiti nello scorso torneo, pensando che con una nuova punta, un centrocampista di rilievo, un esterno difensivo di sinistra e qualche “riserva” si potesse vincere il campionato ormai privo del Foggia. Gli acquisti principali sono stati senza dubbio azzeccati, ma con una rosa condizionata enormemente dalla riduzione in lista dei giocatori nati prima del 1995, ci sono stati degli errori nel completare l’organico. C’è stata molta fretta nell’occupare altri spazi di “over” con due giocatori buoni, ma non sicuramente di categoria superiore, come Marino in difesa e Turchetta in avanti, tanto che quest’ultimo è stato girato in prestito ad una concorrente come la Casertana, visto che Rizzo si è opposto alla partenza di Torromino (sarebbe stato assurdo privarsi della classe dell’attaccante ex Crotone). Poi sono arrivati dei ragazzi, di prospettiva, ma con nessuna esperienza in C e probabilmente immaturi per una piazza come Lecce. Il fatto che Rizzo abbia sempre lavorato in passato con i giovani, ma non abbia quasi mai schierato in campionato quelli adesso a sua disposizione (solo Tsonev supera la doppia cifra di minuti in campo e non è un nuovo acquisto), pur potendosi fare ben 5 sostituzioni in gara, potrebbe essere uno dei motivi celati per i quali il tecnico ha deciso di lasciare la conduzione della squadra.
Probabilmente non sapremo mai se questa è stata una concausa delle dimissioni di Rizzo. Ciò che è sicuro è che il prossimo allenatore giallorosso, chiunque sia, dovrà sfruttare meglio i giovani consegnati in estate da Meluso, altrimenti una rosa così ridotta non potrà certo arrivare al rush finale del campionato con molta benzina nelle gambe.