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“Odio quindi sono”: i social e le offese a Perrone

di Fabio A. Grasso

La segnalazione che ieri ha stigmatizzato un post offensivo a commento di una foto pubblicata dall’ex sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che ritraeva quest’ultimo con la figlia ha avuto uno sviluppo davvero inaspettato. Intanto quel post è sparito ed è già un piccolo risultato ma forse l’unico. Sollevare la questione del rispetto umano e della buona educazione indipendentemente dall’appartenenza politica è andato infatti di traverso a più di qualcuno a giudicare anche dal tepore di certe indignazioni. Alcuni hanno sdrammatizzato dando per scontato che oramai sui social “si fa così” sottintendendo che a questi comportamenti, in cui l’unico legante è l’odio, bisogna abituarsi. Altri hanno addirittura criticato il fatto che si sia voluta tutelare la privacy della figlia dell’ex sindaco Perrone non mostrandone il volto in una foto usata a commento della notizia. Tutto ciò all’insegna di un relativismo che si barrica dietro quel “è un mio parere” che renderebbe tutto legittimo secondo alcuni. Altri ancora invece hanno di fatto continuato sotto altra forma il gioco al massacro delle loro intelligenze accusando ora una parte politica ora l’altra di essere la causa del clima di odio che serpeggia a Lecce. Di fatto quindi si è ricreato in circa ventiquattro ore un infelice bestiario di luoghi comuni esattamente quelli che hanno caratterizzato i peggiori momenti della storia umana; quelli cioè addensati attorno al lassismo e al relativismo che nascondono un profonda incapacità critica mancando una adeguata cultura storica. Gli atteggiamenti violenti che hanno caratterizzato il caso di Perrone (o di altri) vanno stigmatizzati subito e nel modo più palese possibile senza lasciare dubbio alcuno di connivenza o accondiscendenza, neanche blanda. In questo senso sono apprezzabili le parole di Gaetano Messuti, vicesindaco nella passata consiliatura, e di Carlo Salvemini attuale sindaco (elencati in ordine rigorosamente alfabetico). Messuti in un post sulla sua pagina personale scrive:“I social ci fanno perdere il contatto con la realtà! È quello che è successo a chi celandosi dietro una tastiera ha dato sfogo al proprio Mister Hide commentando la foto pubblicata da Paolo Perrone. Da padre, da uomo, abbraccio fraternamente Paolo e mi indigno per chi crede che nell’anonimato si possa ledere e offendere, senza limiti, dimenticando che dall’altra parte ci sono vite, sensibilità, persone, famiglie” (https://www.facebook.com/profile.php?id=100002426570584). Salvemini a sua volta:“Sono addolorato dello scadimento, della volgarità, della violenza che assume spesso il confronto (?) politico su Facebook. L’episodio che richiami è solo uno dei tantissimi che si leggono ogni giorno purtroppo. Non a caso si ragione sulla perseguibilità dei commenti espressi su Facebook quando lesivi dell’immagine reputazione onorabilità dignità personale. Sono dispiaciuto di quello che leggo: per la figlia e per il padre ai quali va la mia solidarietà. Qui i ruoli politici non c’entrano nulla evidentemente. C’è un punto tuttavia che credo utile evidenziare: l’idea che io e Giuseppe – per il sol fatto di essere avversari di Paolo Perrone – dovessimo prendere le distanze. Abbiamo una biografia personale che dovrebbe essere conosciuta e rispettata. Chi ci conosce non potrebbe mai pensare che noi si possa in alcun modo strizzare l’occhio a questi protagonisti della volgarità. Salvo voler trasformare un desolante episodio di violenza verbale compiuto da alcuni deficienti come un fatto politico che rimanda a responsabilità diffuse. Evitiamo tra noi di commettere questi clamorosi errori” (https://www.facebook.com/francesco.f.riezzo/posts/10214485778797564).
Oramai la vita di ognuno è cambiata attraverso il filtro dei social a seconda però del bagaglio culturale di chi questi strumenti usa. Non ci sono dubbi in questo senso. Ed a Lecce a quanto pare c’è davvero molto da lavorare. Sarebbe interessante che proprio il comune di Lecce, attraverso il suo nuovo assessore alle Politiche Giovanili, Silvia Miglietta, avviasse un programma di educazione al web collaborando con le scuole perché è prima di tutto dalle generazioni più giovani che bisogna partire. E questo lo proponiamo sulla base di quanto accaduto nella stessa vicenda di Perrone ricondotta nell’alveo della normalità, della razionalità e della umanità proprio dalla giovanissima figlia dell’ex sindaco, Marta, che testimone e vittima involontaria delle offese al genitore ha replicato a queste ultime immediatamente e via post con parole che hanno disinnescato ogni odio gratuito.