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Il calcio leccese si sente più povero. Addio Mario Russo

Quando il Lecce ha recentemente incrociato la Sambenedettese negli ottavi di finale di Lega Pro, la memoria dei tifosi più grandi di età è andata subito al 9 maggio del 1965 quando un manipolo di ragazzini, mandati in campo per lo sciopero dei titolari, riuscì quasi nell’impresa di pareggiare contro i marchigiani. Tra quei ragazzi uno, dai capelli ricci, biondi e gli occhi azzurri come il mare, spiccava per caparbietà in mezzo al terreno di gioco dell’allora Carlo Pranzo e subito fece capire che aveva la stoffa per diventare calciatore. Il suo nome era Mario Russo, figlio d’arte (suo padre era Carmelo Russo che aveva avuto il merito di riportare il Lecce in B nel 1946), ma presto a Lecce e poi in giro per l’Italia venne ricordato soltanto per il suo talento nel calcare la mediana.
Da ieri, da quando cioè improvvisamente è venuto a mancare all’età ancora giovane di 69 anni, il calcio leccese si sente più povero per aver perso un figlio che, in qualunque luogo abbia prestato il suo talento, sia come calciatore sia come allenatore e poi come dirigente, ha sempre agito con professionalità, facendo valere le sue qualità innate, ma mai con superbia o rinnegando la terra che gli ha dato i natali. Mario Russo è stato un giramondo del calcio, ma Lecce è stata sempre la sua patria e per questo la perdita è ancora più grande. Dopo anni trascorsi in squadre prestigiose in cadetteria (con la Ternana giocò da titolare anche una stagione in A nel ’72-73), dal settembre ’77 e per due stagioni di B, tornò ad indossare la maglia giallorossa per concludere a casa la sua carriera. Una volta appese le scarpette al chiodo, si spostò in panchina e da allenatore ottenne buonissimi risultati, conseguendo anche una promozione in B con la Fidelis Andria nel 1992.
Negli ultimi anni della sua carriera ha contribuito da dirigente a portare il Monopoli tra i professionisti, avendo mantenuto sempre un ottimo fiuto per scovare giovani talenti, come il padre che fu artefice delle fortune del settore giovanile giallorosso fino alla fine degli anni ’80.
La perdita per il calcio leccese è grande, ma il suo lascito sarà sempre vivo e dovrà essere di sprone per migliorare la qualità dei settori giovanili locali, in modo che altri leccesi, come Mario Russo, possano indossare in futuro la maglia giallorossa