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Un lunedì No Tap contro il gasdotto

video appello Rachele Andrioli

Un lunedì pomeriggio a San Basilio, tra ulivi liberi ed altri incappucciati alla stregua dei condannati a morte prima dell’impiccagione, nell’entroterra tra Melendugno e la marina di San Foca dove in questi giorni un viavai continuo di cittadini raggiunge, anche solo per un’ora, i volontari del Comitato No Tap che giorno e notte presidiano lo spazio antistante il tracciato del gasdotto. Il cantiere è vigiliato, e malgrado l’atmosfera pacifica e la domenica di protesta vissuta ieri da tante famiglie ed artisti come una vera e propria festa dedicata agli alberi in ostaggio, c’è tensione e preoccupazione tra chi anche stanotte è pronto a restare qui, a monitorare, a proteggere il territorio dopo lo stop al cantiere dei giorni scorsi. Il Professor Ippazio Antonio Luceri è al suo sesto giorno di sciopero della fame, ieri durante l’installazione artistica dedicata agli ulivi a cura della danzatrice Elisa Murrone c’era anche il poeta e paesologo Franco Arminio giunto in località San Basilio per supportare i manifestanti, lo scrittore Erri De Luca anche stavolta fa sentire la sua voce: “La TAP a Melendugno estirpa olivi abusivamente e con l’aiuto della polizia contro la protesta: i fuorilegge contano sull’aiuto di Stato.” Sul posto, questo pomeriggio, incontriamo anche il fotografo Mario Guerra (che ci concede di utilizzare gli scatti fotografici che documentano questa giornata No Tap) e la cantante Rachele Andrioli pronta a chiamare all’appello la società civile per difendere le radici del territorio a partire da questi ulivi.

E intanto il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla realizzazione del gasdotto dell’Adriatico, sono stati respinti gli appelli proposti dalla Regione Puglia e dal Comune di Melendugno dichiarando rispettato il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato.
Anche questo pomeriggio, il Comitato No Tap non si scoraggia e si è riunito in assemblea tra gli ulivi e gli striscioni con le parole della protesta che vibrano anche sui social,  sulla pagina Facebook ufficiale No Tap, infatti, ha sottolineato: “A cosa serve tutta questa fretta di TAP per l’estirpazione degli ulivi quando non ha ancora approvato il progetto per il microtunnel? Al momento, è bene ricordarlo, il consorzio con sede in Svizzera non ha idea di come posare il tubo su un terreno che è risultato essere fango-sabbioso e quindi instabile. A che serve tanta violenza da parte dello Stato contro una popolazione pacifica che cerca di difendere solo i propri diritti? La motivazione più plausibile è quella che TAP abbia bisogno di dimostrare attivo il cantiere per non perdere i finanziamenti della BEI (Banca europea per gli investimenti) senza i quali la realizzazione dell’infrastruttura sarebbe impossibile. A giorni giungerà nel Salento Maros Sefcovic vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per l’unione energetica. L’Unione Europea è chiamata a decidere se finanziare o no il TAP. Per questo vi chiediamo di mandare degli inviti al vicepresidente affinché comprenda che TAP è inutile e dannosa, questo il suo account: https://twitter.com/MarosSefcovic con il contatto @MarosSefcovic“. Camminare attraverso queste tende dove si incrociano sguardi solidali, pieni di storie della civilità contadina, significa stare davanti alle ragioni profonde e culturali di una protesta che ha riempito in queste ore le colonne dei giornali con immagini che ricordano tanto le parole di Steinbeck in “Furore”. Una tisana allo zenzero passa di mano in mano, ogni minimo rumore ribadisce l’allerta, persone comuni, persone con i problemi di ogni giorno, continuano a raggiungere questo luogo in silenziosa processione, vengono a stare con i manifestanti e guardano gli ulivi circondati dai blocchi di cemento, quegli ulivi che Tap dal canto suo è certa di poter espiantare.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, così come i sindaci ed i politici No Tap e lo stesso primo cittadino di Melendugno, Marco Potì, continuano a dire no ad un’opera che sarebbe simbolo di “Totale assenza di democrazia” oltre che una ferita insanabile “in una località che per sette anni ha meritato la “Bandiera Blu” e che dovrebbe consegnare ai turisti anche il piano di evacuazione.
  Oggi le bandiere che campeggiano a San Basilio sono bianche e piene di parole che formano una linea ardente con quelle scritte in griko dal Professor Luceri sulla sua bacheca durante questi giorni di sciopero della fame: “Sa pesammèni/Come moribondi/ àrguli mi fronza ce claru/alberi da foglie e rami  sconimmèna/amputati ston ìjo/al sole, ston anghèra/al cielo, canonùne/ guardano ce poi /e poi diammìzontà/ voltantosi rtèa simà/verso di noi.