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Addio ad Agrippino Costa, una vita rivoluzionaria riscattata dall’arte

La sua vita è stata paragonata spesso ad un romanzo, forse perché persino chi scrive ogni giorno di cronaca fa fatica ad immaginare un’esistenza fittotante come quella di Agrippino Costa, scomparso oggi e di cui domani, nella chiesa di San Pio a Lecce (la cerimonia è fissata alle ore 16.00) si terranno i funerali. Il suo nome resterà sinonimo di riscatto grazie all’arte, al teatro, alla poesia, un percorso di cambiamento degno di nota dopo oltre 20 anni trascorsi tra patrie galere e manicomi criminali, lunghi decenni in cella intervallati da disperati tentativi di fuga. Fu proprio in carcere che iniziò la sua la militanza nei Nap e nelle Brigate Rosse parallelamente all’amicizia, negli anni di detenzione, con Luciano Liggio e Mario Moretti, il fondatore delle BR Renato Curcio e Cutolo. Anarchico e rivoluzionario, com’è noto fu letteralmente salvato dalla follia da un appello di Franca Rame e Dario Fo. Si era stabilito nel capoluogo salentino Agrippino Costa, di origini siciliane (era nato a Mineo, vicino Catania, nel 1942), soprannominato “il rapinatore gentile” guarito dalla poesia, dalla musica, dalla pittura. A lui il regista Piero Cannizzaro ha dedicato un docu-film nel 2012, “Ossigeno”, la cui proiezione fu fatta alla presenza – tra gli altri – di Renato Curcio.
Agrippino Costa lascia dieci figli, di cui sei sono diventati noti danzatori, vere e proprie stelle tersicoree nelle maggiori compagnie europee, talenti affermati che hanno vinto la sfida del cambiamento di rotta rispetto ad una storia iniziata storta. Agrippino Costa era figlio di un carabiniere e fuggì da casa a soli 14 anni, visse in prima persona i tumulti del ’68 e in Francia fu dapprima operaio, contadino, pizzaiolo, buttafuori in club privati.
Ricordare la sua storia è inevitalbilmente ripercorrere le tappe di una metamorfosi che lo vide protagonista di una vita estrema, addirittura rapinatore di banche e ladro di opere d’arte, tra le quali una Venere di Botticelli prima di essere insignito di un importante riconoscimento del Ministero dei Beni Culturali per la sua poesia. Oggi più che mai, il docufilm “Ossigeno”, firmato da Piero Cannizzaro, è una preziosa testimonianza di rinascita interiore ed un’occasione di riflessione sullo stato attuale del carcere e sul valore politico del teatro sociale, della poesia e dell’arte, come lo stesso Agrippino Costa sottolineava raccontando la sua storia: “L’ombra della morte m’indusse a meditare sull’altrove della vita, nessuna rivoluzione può dare la vita alla vita se parla un linguaggio di morte. Bisogna morire al passato e nascere al presente.” Perciò ci piace pensare che il nuovo viaggio di Agrippino Costa, iniziato oggi, proprio nel primo giorno di primavera, sia solo l’ennesima rinascita.