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Caro Padalino, i tifosi meritano rispetto

Nessuna attenuante. Nessun’altra chance. Gli ultrà hanno emesso la loro sentenza: “Padalino vattene”. Lo striscione – come si vede nella foto in basso scattata da Andrea  Stella – è stato affisso nella tarda serata di ieri sulla ringhiera della Villa comunale di Lecce. La bruciante sconfitta riemdiata a Foggia ha lasciato il segno. Una rese incondizionata, senza lottare, senza lottare, senza grinta. Un ko che allontana il Lecce dalla serie B (ora è a meno quattro dalla capolista Foggia) e fa riemergere vecchi fantasmi.

Non sappiamo se facciano più male la cocente sconfitta al Via del Mare o le dichiarazioni post-partita rilasciate da mister Padalino. “Un ko ci può stare”. Affermazione allucinante, assurda, paradossale, incomprensibile, stucchevole, irripettosa, insensata, eccetera eccetera. Si può perdere ma non così . Senza giocarsela. Senza sputare sangue sul rettangolo verde. Ma se colui il  quale dovrebbe spingere la propria squadra alla vittoria subito dopo un 3-0  secco e inequivocabile (anzi, al Lecce è andata pure bene…) si permette di fare certe dichiarazioni vuol dire che siamo fuori strada. Delle due l’una: o vive sulla luna o se ne fotte dei tifosi. Ma più semplicemente, con ogni probabilità, è valida una terza ipotesi: Padalino non è un tecnico vincente.

Ci saremmo aspettati almeno che fosse un po’ più sagace. E invece no. Finita la partita (il big-match della Lega Pro, non un incontro tra scapoli e ammogliati) il buon Padalino decide di farsi una bella foto a trentadue denti al fianco di Giovannino Stroppa, il tecnico rossonero che gli ha rifilato tre pere (l’ultima volta che si sono incontrati arrivò fino a cinque), poi va ad abbracciare un po’ di giocatore dauni, sempre con il sorriso sulle labbra. Per chiudere in bellezza sceglie di restare nella “sua” Foggia nel giorno di riposo.

Non sappiamo se Padalino riuscirà a riportare il Lecce in B. Ce lo auguriamo con tutto il cuore. Ma una cosa è certa: il rispetto e il buon senso non si comprano al supermercato.

Antonio Greco