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Sanremo: vince Il karma di Gabbani, ironico e graffiante. Ma lo balleremo al Valtur…

Ha vinto il karma di Francesco Gabbani . E’ lui il trionfatore della sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo. Sarà pure sin troppo orecchiabile, magari farà pure storcere il naso agli esteti e agli  pseudo intellettuali e probabilmente diventerà il tormentone estivo in qualche villaggio Valtur, ma “Occidentali’s karma” è una canzone fresca e intelligente. Il testo non farà strappare i capelli ma è sufficientemente ironico e di stretta attualità. Una chiave per scimmiottare lo scontro imperante tra due culture, quella orientale e quella occidentale. Niente da fare per l’ecumenica Fiorella Mannoia con la sua “Che sia benedetta”, piazzatasi al secondo posto. Sul podio anche Ermal Meta con “Vietato Morire”, anche se verrà ricordato soprattutto per la sua splendida interpretazione di Amara terra mia del grande Domenico Modugno. Seguono Michele Bravi, Paola Turci, Sergio Sylvestre, Fabrizio Moro, Elodie, Bianca Atzei, Samuel, Michele Zarrillo, Lodovica Comello, Marco Masini, Chiara, Alessio Bernabei e Clementino.

C’era grande attesa per due salentini d’adozione, Sergio Sylvestre (Sergione) ed Elodie ma i due ex vincitori di Amici non sono riusciti a colpire nel segno fermandosi rispettivamente al 6° e all’8° posto. Solo quattordicesima Chiara con “Nessun posto è casa mia”, scritto dai fratelli casaranesi Nicco e Verrienti.

Il Salento è comunque protagonista grazie ai ragazzi del Costa-Galilei e il loro movimento anti bullismo denominato “Ma Basta”. Vanno via dal palco dell’Ariston con una valanga di applausi regalando sorrisi e speranza.

Si chiude così una edizione che verrà ricordata per una manciata di polemiche, qualche record di ascolti (attendiamo i dati ufficiali) e il bacio di Robbie Williams a Maria De Filippi, nonstante la voce da Sandro Ciotti e i vestiti di Heidi.

Insomma, il piatto piange, ma gli sponsor no. E la Rai tanto meno. Ora, però, spegnete la tv e accendete la radio. Per annullare pregi e difetti. E far tornare l’unica, indiscussa protagonista: la voce.