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Carenze di organico e grovigli legislativi, ma la giustizia a Lecce gode di buona salute

Si inaugura sabato 28 gennaio l’anno giudiziario della Corte d’Appello di Lecce, occasione buona per tracciare un bilancio dell’attività giudiziaria del 2016. Salentolive24.com seguirà da vicino questo appuntamento con una diretta no-stop dall’aula magna della Corte d’Appello. Sarà un momento importante per fare il punto della situazione e tastare il valutare polso del sistema giustizia. Ma non solo. Perché quest’anno si riparte con un velo di tristezza: in viale De Pietro, infatti, mancheranno due figure di spicco sul piano professionale e anche umano. Parliamo di Marcello Dell’Anna,  presidente uscente della Corte d’Appello, da pochi giorni in pensione, e del Procuratore Capo Cataldo Motta, l’uomo che ha speso gran parte della sua vita per combattere la mafia. Due modelli di legalità che hanno lasciato un’eredità pesantissima. Non a caso Dell’Anna e Motta saranno ricordati con grande affetto e stima nella relazione introduttiva che leggerà il presidente vicario della Corte d’Appello di Lecce, Vincenzo Scardia. 

Il 2016 si chiude in maniera positiva per il Distretto di Lecce. Lo dicono i numeri.  Lo dirà il Presidente: “La giustizia funziona e gode di un soddisfacente stato di salute”. Certo i problemi e le criticità restano visto che “siamo ben lontani da una situazione ottimale, ma ciò non toglie che, pur a fronte di innegabili disfunzioni e di tempi processuali ancora troppo dilatati, il corpo giudiziario salentino, nel decorso anno, sia stato in grado di assicurare alla collettività una risposta di giustizia effettiva e di qualità”. Risultati, peraltro, che assumono un valore maggiormente rilevante per via della costante carenza di organico del personale cui sono costretti a fare i conti tutti gli addetti ai lavori del sistema giudiziario. Per non parlare degli ostacoli  oggettivi legati a quello che Scardia definisce “l’elefantiaco corpo normativo vigente”; asperità quotidiane e, per certi versi, inaccettabili.

Impegno, passione e competenza. sono sempre queste le “armi” sulle quali possono far leva magistrati, avvocati e operatori per tuelare il cittadino. E per assicurare al Paese una giustizia più giustiza. Nella speranza che il politico e il legislatore riescano ad assecondare questo processo.